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Frutta nelle scuole

Riflessioni critiche sul progetto


frutta nelle scuole”, introdotto dal regolamento (CE) n.1234/2007  del Consiglio del 22 ottobre 2007. L'obiettivo è finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini e ad attuare iniziative che supportino più corrette abitudini alimentari e una nutrizione maggiormente equilibrata, nella fase in cui si formano le loro abitudini alimentari. 


Nonostante il programma delinei perfettamente strumenti utili per raggiungere gli obiettivi prefissati, sembra che ci siano problemi in alcune  scuole che hanno aderito. A seguito una lettera di una mamma che ci è arrivata in redazione. Cosa ne pensate?



1) Dal sito ufficiale del progetto http://www.fruttanellescuole.gov.it/  si intuisce che le modalità di svolgimento del programma, contemplino anche il coinvolgimento dei docenti, attraverso lezioni mirate, visite a fattorie e la fornitura di materiale informativo. In realtà, quello a cui abbiamo assistito è una mera distribuzione delle confezioni di frutta in sostituzione di quella normalmente fornita dal comune, senza alcun intervento educativo o comunque esplicativo di quanto in realtà stesse accadendo.


2) La frutta viene fornita abitualmente ogni giorno dal Comune “intera” (e dove necessario tagliata dalle insegnanti sul posto), nel caso della “frutta” di cui al progetto in oggetto, questa viene offerta confezionata in plastica. In alcuni casi si tratta di frutta intera da agricoltura biologica protetta in una busta di plastica, in altri invece si presenta tagliata a pezzetti e racchiusa in una scatola di plastica sigillata in atmosfera protetta. 


3) Le vaschette di plastica contengono circa 8-10 pezzetti di frutta sbucciata e ridotta a cubetti, trattata con antiossidanti (E300 e E330); conservanti di sintesi, che incidono comunque sull’aspetto salutistico del prodotto e rendono la frutta di gusto amarognolo e quindi molto sgradevole. Da un’indagine fatta dai genitori stessi tra i propri figli e i loro compagni, la maggior parte dei bambini non riescono a mangiare dei cubetti innaturali e di sgradevole sapore; inoltre, in più di un caso, alcuni genitori hanno rilevato tracce di muffa in alcuni frutti interi portati a casa dai bambini.


4) Sul sito ufficiale si parla di “stagionalità, territorialità e rispetto dell’ambiente” e dell’importanza di preferire “prodotti di qualità certificata (D.O.P., I.G.P., Biologici) e/o prodotti ottenuti con metodi di produzione integrata certificata”; in realtà la frutta distribuita in vaschetta non è né biologica né locale, ma viene indicata la generica origine “Italia”. Il fatto che sia confezionata in contenitori usa e getta è di per sé in contraddizione con i presupposti di rispetto per l’ambiente


5) Nel momento in cui scriviamo non ci è dato sapere se sono in programma le previste “misure di accompagnamento” (visita a fattorie didattiche, laboratori sensoriali, giornate a tema ecc.), ma deduciamo che niente sia in vista, dal momento che la stessa somministrazione è avvenuta in sordina e senza alcuna giustificazione o presentazione.


6) Il contributo educativo delle famiglie è giustamente ritenuto importante nelle enunciazioni del progetto e i genitori che sottoscrivono questa lettera sono nella gran parte impegnate nell’abituare i propri figli ad una alimentazione naturale e attenta ai criteri espressi nelle premesse; non vediamo quindi come nella pratica si integri e si arricchisca la buona pratica delle famiglie.


In considerazione di queste osservazioni,  riassunte in modo sintetico e parziale, ci chiediamo come si possa giungere alla realizzazione dei condivisibili intenti iniziali. Tanto più che se già un comune si preoccupa di offrire frutta ai bambini nelle scuole, non si capiscono i motivi di un’adesione così parziale, senza l’apporto delle auspicate attività educative e formative ad un progetto che contempla inoltre l’utilizzo di plastica usa e getta, elevando così i costi di smaltimento dei rifiuti. La realizzazione così come è adesso si presenta inoltre contraddittoria in termini di salute. Ci pare, di conseguenza, un’occasione sprecata  per un comune da sempre attento alla tutela dell’ambiente e dei prodotti agricoli, oltre che un deleterio e diseducativo incentivo alla produzione di rifiuti.


Cogliamo quindi l’occasione per invitare le istituzioni (locali e centrali) affinché prendano in maggior considerazione la possibilità di incentivare realmente il consumo di frutta e verdura da filiera corta e da agricoltura biologica. 


Dal nostro punto di vista, in questo senso, ci pare che nel nostro Comune siano stati compiuti passi indietro: se 10 anni fa il comune forniva frutta biologica, adesso non è prevista nessuna percentuale da agricoltura biologica tra le materie prime cucinate in mensa.



Vicchio, 24 maggio 2010

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