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Le richieste dei Ristoratori Toscani

I Ristoratori Toscani chiedono una collaborazione per affrontare il periodo post-pandemia


Dall’emergenza sanitaria è nato il gruppo de I Ristoratori Toscani, che unisce 5.000 ristoratori di cui 1700 solo di Firenze. Confronto e aiuto reciproco sono le parole su cui si basa questo gioco di squadra che, dopo aver rispettato e dato fiducia ai decreti ministeriali, ha deciso di scendere in campo per supportare una delle categorie più colpite dalla pandemia. A farsi portavoce è Pasquale Naccari, ristoratore calabrese, proprietario della pizzeria fiorentina Il Vecchio e Il Mare. Pasquale, dopo essersi confrontato con il suo pizzaiolo, Mario Cipriano, e aver studiato delle misure per mantenere le distanze minime tra clienti, si è reso conto che la riapertura dei ristoranti nella fase due è pressocché impossibile. Meglio aspettare che la situazione rientri del tutto in modo da rialzare, con maggiore serenità e sicurezza, le saracinesche delle attività. Così, i Ristoratori Toscani, guidati da Naccari, hanno scritto una lettera aperta al Sindaco della Città di Firenze, Nardella, e al Presidente della Regione Toscana, Rossi. L’appello non è rivolto a chiedere mero assistenzialismo, ma una giustizia economica e sociale, che aiuti le piccole e medie imprese a poter sostenere il futuro post-epidemia senza dover chiudere.

Nella lettera i Ristoratori chiedono al Sindaco di Firenze e al Presidente della Regione Toscana di riportare, al Governo, le loro istanze, suddivise in 4 articoli.

1. Chiusura totale delle attività di somministrazione fino a emergenza rientrata. Riaprire con misure restrittive significherebbe deresponsabilizzare la pubblica amministrazione a danno dei ristoratori.

2. Invalidità degli sfratti per mancato pagamento dei canoni in quarantena. Per poter continuare le istituzioni devono provvedere all’invalidamento di eventuali richieste di sfratto per morosità, fondate sul mancato pagamento dei canoni di locazione.

3. Credito fiscale ai locatori commerciali per canoni non goduti in quarantena. È irragionevole chiedere, a chi si trova in situazione di totale illiquidità, di pagare per un bene che, per legge, non rientra temporaneamente nelle sue disponibilità, offrendo un credito d’imposta del 60%. Un credito di imposta, riconosciuto al locatore per i canoni non goduti durante la quarantena, andrebbe esattamente in questa direzione.

4. Estensione della cedolare secca a contratti commerciali agevolati. Una cedolare secca al 10%, applicabile ai redditi IRPEF delle persone fisiche e giuridiche, operanti nel settore immobiliare, della durata di 4 anni, reintegrerebbe totalmente le perdite subite dai locatori che accettano di dimezzare il canone di locazione senza pesare nell’immediato sulle casse pubbliche.

Al Sindaco Nardella viene chiesto di intervenire sui seguenti punti.

1. Azzeramento delle imposte locali relative a servizi non goduti causa emergenza epidemiologica. In particolare ci si riferisce a: TARI per ritiri rifiuti non avvenuti, COSAP, per suolo pubblico non occupato, CIMP, SIAE e qualsiasi imposta su utenze di cui non si è usufruito durante la emergenza epidemiologica.

2. Abbattimento Tariffa Cosap 2020 – 2021. Ridurre il valore di mercato dei dehor, indispensabili per massimizzare le distanze durante la somministrazione.

3. Riduzione del ritiro rifiuti a fronte della sospensione Tari 2020 – 2021. In un periodo di recessione come quello che abbiamo davanti, meglio ridurre il livello di tali servizi al minimo essenziale per far fronte alla sospensione della relativa imposta locale.

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