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Dal crepuscolo degli chef all’alba dei produttori di cibo?

L’utimo Taste ring fa riflettere sullo chef system e il ritorno al prodotto


Il cibo è diventato altro da ciò che era e rappresentava sino a ieri: ammicca dalle vetrine di negozi e librerie, appare a tutte le ore sugli schermi televisivi, pende dai cartelloni pubblicitari, naviga in rete. Ma attenzione, avverte Davide Paolini nel suo nuovo libro “Il Crepuscolo degli chef” edito da Longanesi, esiste una macroscopica schizofrenia tra realtà fattuale (calo dei consumi alimentari, chiusura di negozi, drastica riduzione dei locali) e realtà virtuale (sovraesposizione mediatica del cibo: web, tv, libri, magazine, blog).

L’attuale boom del cibo in realtà è un’allucinazione mediatica: le trasmissioni televisive hanno moltiplicato a dismisura un vero e proprio fenomeno di voyeurismo gastronomico che si traduce in 13 milioni di foto su Instagram, 25.000 blog, 1.000 siti internet. Una vera e propria spettacolarizzazione che nella realtà fattuale non corrisponde a un innalzamento dei consumi, tutt’altro. Il valore economico di questo settore sta registrando un notevole calo con un ritorno ai consumi di 25 anni fa e una chiusura di 10.000 ristoranti italiani nel solo ultimo anno.

L’ultimo Taste ring del Gastronauta dal titolo "Dal crepuscolo degli chef all’alba dei produttori di cibo? Un dibattito dal libro di Davide Paolini Il crepuscolo degli Chef. Gli Italiani e il cibo tra bolla mediatica e crisi dei consumi" è stato dedicato al fenomeno dello chef system e ha visto l’intervento di: Vito Mollica (Four Seasons), Marco Stabile (Ora d’Aria), Antonello Sardi (La bottega del buon caffè), Andrea Mattei (Meo Modo), Luca Landi (Lunasia - Hotel Plaza e de Russie). Il cuoco di oggi (pardon, lo chef) è più concentrato su sé stesso che sul piatto, chiuso in un divismo megalomane ed esule dalla cucina come luogo fisico di lavoro.

Lo chef mediatico è il nuovo vip, testimonial di eventi, disponibile a fare show cooking per serate alla moda e sempre pronto al selfie di turno con le sue groupie e i suoi fan. Gli istituti alberghieri hanno triplicato le iscrizioni perché i cuochi da passerella fanno gola e i ragazzi che decidono di intraprendere questa strada, complici i talent alla Masterchef, vogliono fare lo chef, non il cibo. La visiona di Paolini non è però totalmente pessimistica: il termine stesso "crepuscolo" lascia uno spiraglio di speranza, non è il tramonto, ha ancora un po' di luce che potrebbe coincidere con la valorizzazione del prodotto. La speranza potrebbe concretizzarsi con il ritorno dei cuochi in cucina a trasformare la materia prima. Per dirla alla Bocuse “Io li ho fatti uscire dalle cucine, ora è arrivato il momento di farli rientrare”. E questo rientro, chissà, magari potrà portare a una nuova alba, quella dei produttori.

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