Torna a inizio pagina

Caro gastronauta, sul vino industriale e naturale...

Da una mail arrivata in redazione uno spunto su cui riflettere


Caro Gastronauta di Radio 24, 

ho ascoltato con interesse la trasmissione su Radio24 sui prezzi gonfiati. Sono rimasto stupefatto quando ho sentito parlare di vini industriali e a seguire contrapposti i vini naturali. secondo il senso comune i vini industriali sono quelli sempre uguali, prodotti in milioni di bottiglie. Una categoria dunque di cui fanno parte Dom Perignon, Ferrari spumante e molti altri. Mi chiedo se dobbiamo considerare allora queste aziende vinicole come un’azienda automobilistica o un’impresa di cellulari. Ritengo sia quella dei vini industriali una definizione demenziale, così come quella naturale. Che significa che questi vini sono incontaminati e puri mentre gli altri non sono naturali? Tra l’altro dal punto di vista linguistico l’opposto di naturale dovrebbe essere artificiale e non industriale, mentre il corretto opposto di quest’ultimo è artigianale. Certo non sono un addetto, vorrei capirne di più, ma mi pare sia un mondo molto approssimativo. Dove posso approfondire? Grazie 


Gaspare Scaruffi 




Caro Scaruffi,

vino, è in termini dispregiativi, come dire: milioni di bottiglie, vinello fatto in serie, tutto uguale, con magari interventi artificiosi o malandrini. Chiedo se ancor oggi ci siano vini di questo genere, spero proprio di no. In tutti i settori (moda, design, etc) ci sono attività industriali di livello, che ben rappresentano il made in Italy, anche nel settore agroalimentare. Non penso sia corretto per il vino usare comunque il termine industriale solo per la quantità prodotta. 

Comunque sia, si tratta di un prodotto che parte dalla terra e molti aziende produttrici di milioni di bottiglie possiedono migliaia di ettari a vigneto. E’ chiaro: ci sono buoni e cattivi vini sia in produzioni di larga scala che in produzioni di nicchia. La definizione naturale non è un concetto acclarato, viene usata per far rientrare tutti quei vini ottenuti da uve biologiche o biodinamiche (tra le due esistono non poche differenze) e che non subiscono poi trattamenti invasivi anche nelle operazioni di cantina. E su questo punto, come su altri, ci sono diversi punti di vista (lieviti selezionati spontanei o aggiunti, solforosa etc), la dimostrazione è che i produttori sono divisi in più associazioni con loro disciplinari diversi. 

La tua lettera mi fa pensare che su questo tema molti abbiano le idee confuse e allora perché non farne una trasmissione su radio 24 con alcuni esperti? Dunque a sabato 21 ore 11 su Radio 24 nella trasmissione Il Gastronauta.


Davide Paolini

ADV