Meid in itali
Dal pecorino alla mozzarella, dalla cipolla al pomodoro, tutto falso
Un tempo, un noto giornalista sportivo, cominciava così i suoi articoli: <un Paese (l'Italia) di santi, poeti e navigatori>; oggi potremmo, dibattendo di cibo, dire: <un paese di falsari, sofisticatori e furbastri>. Ma è possibile che in ogni Fiera di una certa rilevanza, si assista a sequestri di prestigiosi prodotti contraffatti, come il pecorino romano Dop e l'Asiago Dop al Salone Internazionale dell'alimentazione? O la mozzarella Dop al Salone del Gusto di Torino? E i falsi prodotti made in Italy in un supermercato di Gotenborg?
Sui mercati esteri, il macroscopico fenomeno conosciuto come italian sounding ci costa cifre tali da poter coprire il deficit dei conti con l'estero. La truffa enogastronomica tocca anche il mercato interno dove recentemente sono stati fermati ingenti quantitativi di limoni argentini spacciati come Igp from Sorrento. E ancora, in Gran Bretagna è stata scoperta una bizzarra sofisticazione dei win-kit: preparati solubili in acqua che il consumatore è indotto a considerare come vino di qualità. Colpite le denominazioni Barolo, Chianti, Valpolicella, Montepulciano.
La più inconsueta tra le truffe scoperte dai Nuclei Antifrode dei Carabinieri sono 1.300 chilogrammi di pizza con falsi marchi cipolla di Tropea e pomodoro San Marzano.
Un quadro fosco che mostra però, la straordinaria potenzialità del made in Italy, ma anche una domanda non esaudita da parte delle imprese italiane. La falsificazione danneggia le aziende che operano correttamente e non poco danno viene fatto al consumatore. Ci si può fidare di un falso di qualità?
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