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La filiera della ristorazione sarà pronta a riaprire?

Ristoratori e artigiani del gusto si preparano a ricominciare


Il 18 maggio dovrebbe essere la data in cui potrebbero (uso il condizionale perché non è sicuro che avvenga in tutta Italia) riaprire i ristoranti, bar, pizzerie. Ma a quali condizioni? Quelle preannunciate (metrature da carcere) condannano, ancor prima della riapertura, molti locali, impossibilitati dai coperti a disposizione a raggiungere perfino il break even.

Chiedo, allora, perché non si è fatto prima uno studio con gli addetti ai lavori. Sarebbero stati sufficienti: un architetto, un esperto di layout della ristorazione, un ristoratore, un esperto sanitario. E non una task force di 27 (+5 quote rosa aggiunte in seconda battuta dalla sanità) luminari delle università più prestigiose al mondo, che non conoscono la realtà della ristorazione italiana, dove non sarà possibile mantenere le condizioni prescritte. Purtroppo (ma ovviamente non spero sarà così), molti locali non riapriranno la clèr o rimanderanno l’apertura (fino a quando?). Di fronte alle chiusure, ai fallimenti e a chi non avrà la forza psicologica di riprendere l’attività, sentendosi abbandonato, il Governo si rende conto che si formerà una sacca di disoccupazione senza precedenti? Dove troveranno lavoro gli occupati nei locali in chiusura e i tanti giovani cuochi e aspiranti, che in questi anni sono stati allettati dal boom della cucina?

Inoltre, se il turismo, come si spera, avrà una benché minima ripresa, come verrà stimolato a muoversi il viaggiatore dal turismo di prossimità, se non troverà strutture accoglienti? La grave situazione della ristorazione ha un risvolto altrettanto preoccupante nei produttori agroalimentari, a cominciare dagli artigiani del gusto, che sono sempre il nostro vanto nel mondo, per l’originalità e per la qualità delle loro merci. Larga parte di questi produttori sono fornitori della ristorazione, e quindi stanno vivendo gli stessi contraccolpi della crisi del “fuori casa”, forse attenuata dal consumo delle famiglie nelle Gdo e nei negozi specializzati, ma sempre ridotti nel fatturato di normalità.

Questi “artigiani”, tra l’altro, nel 2020 non avranno alcuna possibilità di poter incontrare buyer, ristoratori, negozianti, distributori, perché il virus ha cancellato tutte le fiere e gli eventi del settore, in Italia e all’estero. Di conseguenza rischiano di perdere anche opportunità di incontro. Ancora una volta le istituzioni sono state oltremodo carenti con il settore agroalimentare, perché sarebbero stati necessari interventi a sostegno di piattaforme di distribuzione o interventi ad hoc per supportare economicamente i produttori che avessero voluto dotarsi di store online per la vendita. Dato che cibo e ristorazione da sempre sono stati portati dalle Istituzioni come portabandiera del made in Italy, è necessario un intervento straordinario a loro sostegno, se si vuole rilanciare il Paese. Winston Churchill era solito ripetere che l’ideogramma cinese per la parola crisi, è composto da due caratteri, che separatamente significano “pericolo” e “possibilità”. Aggiungo a pericolo virus, a possibilità resilienza.

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