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Artigiani per davvero

Difficile definire il campo di ciò che è artigianale, ma occorrerà farlo prima o poi


Artigiano è una bellissima parola che richiama già in sé il concetto di arte. E molti artigiani sono indubbiamente artisti, compresi alcuni produttori di cibo, ma mi chiedo se l’aggettivo coincida con le produzioni alimentari che troviamo negli scaffali. Così il gelato artigianale, la pasta artigianale, il panettone artigianale, il pane artigianale, le conserve e marmellate artigianali… perfino il vino artigianale (naturale è un’altra cosa!). E mentre “naturale” non ha un contrario accettato per il vino, l’aggettivo artigianale lo ha eccome: industriale. 


Dunque la linea di demarcazione fra artigianale e industriale dovrebbe esistere. Ma forse questa definizione non è sufficiente perché un prodotto tra quelli menzionati può avere sì la firma di un’impresa artigiana, ma gli ingredienti utilizzati, quali ruoli possono avere? E’ sufficiente l’utilizzo del lievito madre nel pane o nel panettone per dichiararli artigianali? Per quanto riguarda la pasta quali sono le valenze? Possiamo giudicare artigianale solo la pasta delle sfogline tutte mattarello e mani in luogo dei macchinari? Ed è artigianale il gelato di chi utilizza i semilavorati?


Possiamo andare avanti all’infinito per cercare di definire il campo, ma sarà sempre una tautologia, una discussione vaga e discutibile. Basti pensare che il mondo dei gelati dopo anni di confronti e discussioni non ha ancora trovato un accordo condiviso sul disciplinare per definire l’artigianalità. Rimane però la certezza che un chiarimento sarà necessario, altrimenti avremo artigiani penalizzati e falsi artigiani premiati! 


Sine qua non

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