Parla catalano l'alta cucina internazionale
Così sentenzia la classifica World’s 50 Best Restaurant, ma la vera sorpresa arriva dal Sudamerica

I giurati rappresentano 26 regioni distinte in tutto il mondo: il panel è costituito da critici, chef, ristoratori, ciascuno dei quali dispone di sette voti, di cui almeno tre destinati a ristoranti non presenti nella rispettiva regione. Un meccanismo questo che lascia molti critici e commentatori assai perplessi, così come succede con il Pallone d’oro assegnato ogni anno al miglior calciatore, perché si formano irrimediabilmente delle lobby con voto di scambio (tutto il mondo, o meglio, tutte le votazioni sono Paese...) e soprattutto sono premiati ad hoc locali, magari mai visitati, fuori della propria Regione.
E’ chiaro che il lobbismo appare evidente dai risultati geopolitici annuali della graduatoria: dopo il nordeuropa, ecco trasparire evidente dall’attuale classifica, di là dall’apparente strapotere spagnolo, la crescita esponenziale degli chef sudamericani: brasiliani, peruviani e messicani, comandati dallo chef Atala. Forse sarà loro il 2014. Chiaro che le manovre dietro le quinte sono già cominciate.
Last but not least: il terzo posto di Massimo Bottura dell’Osteria Francescana di Modena, che ha scalato un paio di posizioni rispetto al 2012, ma da tanti era atteso come possibile numero 1, visti i consensi ottenuti nel mondo; quindi Le Calandre (27°), Combal zero (40°), Piazza Duomo (41°). Ancora una volta la lobby italiana non ha funzionato, forse necessita di un efficiente capobastone “elettorale”, così come dispongono altri. Perché non prenderlo in prestito dalla politica?
Sine qua non