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Proviamo nuovi pesci

Andare oltre a branzino, orata e salmone


Dopo aver santificato l'hamburger (di carne chianina, di piemontese o griffato) cucinieri, cuochi e chef stanno glorificando acciughe (alici), sardine, baccalà e sgombri. Meno male! Innanzitutto perché non vengono così massacrati i tonni rossi del Mediterraneo, in pericolo d'estinzione, e anche perché non ascolteremo nei locali la ormai scontata litania: branzino, orata, salmone. Sempre più fanno capolino gli squisiti gamberi rossi di Mazara o di San Remo e le capesante. Ma anche questi molluschi sono diventati come il prezzemolo.


omega 3), duttili in cucina, convenienti, è da applaudire. Ma per gli sgombri la vita è dura: scarseggiano ed è in corso una guerra per le quote di pesca tra Unione europea, Islanda e Isole Faroe che vogliono incrementare i loro limiti. Se si arrivasse a un blocco delle importazioni da Islanda e Faroe anche lo sgombro diverrebbe come l'Araba Fenice. 


Festa finita pure per le acciughe: le ricche e grasse pescate nel Cantanbrico hanno potuto sguazzare a lungo, 5 anni (fermo biologico), ma la pesca è stata riaperta, per un massimo di 7mila tonnellate. In Italia il passaggio primaverile delle alici felici a Cetara, Monterosso e Meniaca non è stato da Guiness: la domanda cresce ma l'offerta scarseggia. Appello ai cuochi che potrebbero trasformarsi in bagnini: mettete nei vostri menu pesci poco conosciuti: palamita, alalunga, sugo o sugherello, aguglia, eccetera. Potreste salvare, a poco prezzo, le specie in estinzione.


Sine Qua Non

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