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Val d’Orcia: il vino senza compromessi di Marco Capitoni

In Val d’Orcia l’azienda agricola Capitoni è un grande esempio di imprenditoria vinicola, basata sulla produzione di vini onesti e sinceri, che non vogliono scendere a compromessi.



“In natura non è sempre disponibile e possibile tutto, a meno che non si è disposti a comprare l’uva, il vino o a “farsi aiutare” dalla chimica, aggiungendo in cantina ingredienti non necessari (enzimi, coadiuvanti, conservanti). Noi abbiamo deciso di non scendere a compromessi e di gestire la vigna con la massima cura per avere le uve migliori in termini di salute del grappolo. In cantina continuiamo a preservare il prodotto per evitare di sprecare il lavoro precedente”.

Ha le idee chiare Marco Capitoni, titolare dell’omonima azienda agricola. Lo andiamo a trovare a Podere Sedime, Pienza, alta Val d’Orcia, sede della sua realtà vinicola. Ci accoglie in cantina, dove ha preparato per noi la degustazione delle sue tre etichette, tutte appartenenti alla denominazione Orcia Doc, compresa nella zona collinare a sud/ovest della provincia di Siena e a est del bacino del fiume Orcia, tra Montepulciano e Montalcino.

Capitoni_Degustazione

SENZA QUALITÀ NON C’È PRODUZIONE

Tre diverse interpretazioni del Sangiovese, per un totale di 20.000 bottiglie, che non sempre coincide con il massimo della produzione annuale perché, coerentemente con quanto affermato da Marco nella citazione d’apertura, la qualità deve avere necessariamente la meglio sulla quantità. E se, per qualche motivo, in un dato anno, la vigna non dà garanzie, il vino non esce. La produzione non va forzata, va bene così, con grande rispetto della materia prima e del lavoro agricolo.

Le parole di Marco profumano di onestà e di verità e da lui apprendiamo una grande lezione di imprenditoria vinicola, che molti personaggini che ruotano attorno al vino probabilmente farebbero bene a imparare. La prima bottiglia che viene aperta è l’Orcia Sangiovese Troccolone 2022, Sangiovese in purezza, vinificato e affinato in anfora, la cui produzione nelle annate migliori non supera le 4.000 bottiglie.

“Dopo diverse prove, abbiamo scelto la terracotta perché consente la maturazione e la microssigenazione del vino, facilitandone l’evoluzione ed esaltandone le caratteristiche originarie. Inoltre, essendo un materiale inerte, non rilascia residui e non aggiunge nulla al vino”, sottolinea il viticoltore toscano. La terracotta con cui sono fatte le anfore di Capitoni è dell’Impruneta: è di era geologica, più vecchia e a grana fine, dunque funzionale all’uso perché meno impattante sul prodotto. Il mosto fiore rimane in anfora a contatto con le bucce per 8/9 giorni e poi, dopo la svinatura, torna in anfora per completare la fermentazione alcolica che, come quella malolattica, avviene spontaneamente, senza l’inoculazione di lieviti secchi, né di batteri lattici. Il Troccolone viene imbottigliato prima che la fermentazione malolattica sia finita ed è destinato a una beva pronta e giovane.

Capitoni_Vini

IL VINO COME IDENTITÀ

Mentre ci complimentiamo per il vino, di cui rileviamo una bella acidità e mineralità, Marco ci racconta la vita dell’azienda. La sua biografia affonda le radici nell’agricoltura. Nasce in una famiglia di contadini che, per generazioni, ha sempre prestato il suo servizio in Val d’Orcia. Un microcosmo produttivo, fatto di viti, ulivi, stalle per maiali e chianine che, con il passare del tempo e la scomparsa delle persone anziane, si è focalizzato sul solo vino, cultura privilegiata perché rende riconoscibile l’intera filiera e il lavoro che c’è dietro.

È la metà degli anni Novanta e Marco, dopo una breve parentesi di conduzione del frantoio consortile, prende in mano l’azienda di famiglia, orientandola sul vino e coinvolgendo nell’organigramma ogni membro. “Riconosco di essere stato molto fortunato perché ho avuto l’appoggio e l’aiuto di tutti, sia all’interno della casa, sia all’esterno. Ho potuto usufruire di finanziamenti derivati da una rivoluzione nei piani di sviluppo agricolo e pensa che mio babbo, trattorista e fautore della meccanizzazione, è sceso dal trattore per rimboccarsi le maniche con il lavoro manuale: lui, da solo, copriva l’attività di due operai”, racconta, mentre versa nel secondo calice il vino proveniente dalla seconda bottiglia in degustazione: il Capitoni 2020 Orcia Riserva, la prima etichetta con cui ha inaugurato la sua gestione.

Capitoni_Marco Capitoni

IL VINO COME CULTURA

L’unica che viene prodotta e quella in cui il Sangiovese viene “aiutato” con il Merlot che, essendo un’uva più resistente e costante, serve a compensare la fragilità e l’altalenanza del vitigno predominante. Il vino che occupa più della metà della produzione (12.000 bottiglie) è vinificato in tini d’acciaio per tre settimane, con fermentazioni (sia alcolica, sia malolattica) spontanee, senza l’inoculazione di lieviti secchi, né di batteri lattici. Quindi viene affinato in legno di provenienza francese, botti grandi e barriques, e imbottigliato. Dopo un riposo di minimo 12 mesi in ambienti termo-condizionati, è messo in vendita. Con il passare degli anni il vino si affina ulteriormente in bottiglia, l’acidità sostenuta del Sangiovese è ammorbidita dal rovere che gli conferisce dolcezza ed eleganza.

Con ancora in bocca le note vellutate del Capitoni Riserva, ascoltiamo il seguito del racconto di Marco. La sua rivoluzione gestionale parte nel 1997, quando pianta le vigne nuove e nel 2001 esce la prima etichetta: il Capitoni. Oggi l’azienda conta 7,5 ettari di vigna distribuita in diversi pezzi: è condotta dall’intera famiglia: la moglie e il figlio del viticoltore lo aiutano tutto l’anno e l’azienda ricorre, al bisogno, al del personale occasionale. La distribuzione è diretta, concentrata per il 70% in Italia (soprattutto Toscana), con pochi e piccoli importatori esteri: 600 bottiglie negli Usa e 250 a Sidney.

Anche della terza etichetta stappata, il Frasi Orcia Sangiovese Riserva, si producono solo 4.000 bottiglie. Un blend di Sangiovese (uva dominante), Canaiolo e Colorino, presenti con piccole percentuali per conferire grazia e colore. Questo vino rappresenta la più alta selezione dell’azienda: è l’espressione del vigneto più antico (risalente al 1973) ed esce solo nelle annate in cui la bontà dell'andamento stagionale ne consente la produzione. I due anni di affinamento in botte gli regalano profumi decisi e una personalità molto forte che sa tanto di “toscanità”.

La degustazione finisce, salutiamo Marco, ringraziandolo per la grande lezione di imprenditoria vinicola e, uscendo dalla tenuta, ci fermiamo sui terreni dove sorgono le vigne per ammirare, dall’alto, la fitta vegetazione che la Val d’Orcia, generosa, ci regala.

Capitoni_Vigne

Contatti

Capitoni

Podere Sedime 63, Pienza (SI)
338 8981597
info@capitoni.eu
capitoni.eu

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