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Culatello a culatta?

Sempre dalla parte del culatello, anche se questa volta a minacciarlo sono gli stessi italiani


Italian Sounding, sotto sotto è opera di italiani o di italo-americani!

Trattasi del culatello, in tempi non lontani definito “il re dei salumi, simbolo della riscossa dei prodotti locali, ricercato, amato, soprattutto divenuto un medium del territorio, in grado di attrarre gli appassionati di cibo fra Zibello, Polesine Parmense, Sissa, Busseto, Colorno, Roccabianca, trasformando così un’area agricola sconosciuta in un distretto turistico gastronomico, con enormi benefici economici per il territorio.

Purtroppo il culatello segna il passo: le cifre di produzione di questo giacimento Dop mostrano che il trend positivo si è arrestato, anzi indicano un decremento molto preoccupante: dai 70.305 culatelli freschi omologati del 2010 si è arrivati ai 47.986 del 2014; il  numero dei produttori è passato dai 7/8 pionieri, che hanno creduto su un prodotto “sconosciuto” al mercato, ai 22 attuali associati nel “Consorzio di tutela del Culatello di Zibello Dop” (dal giugno 2000). In prima battuta si potrebbe avanzare l’ipotesi, credibile, di crisi dei  portafogli, considerato il costo di questo salume, ma c’è ben altro.

È soprattutto un tarocco del culatello, anzi una culatta, travestimento possibile perché manca un decreto dai ministeri competenti che disciplini l’uso corretto della denominazione generica “Culatello”, così come già esistono per “prosciutto Cotto”, “Prosciutto Crudo” e “Salame”. La culatta è un buon salume, ma con un valore economico inferiore, che potrebbe avere un suo mercato, senza disturbare “il culatello originale”, dotato di decenni di storia, sfruttandone la diffusa notorietà acquisita nel mondo. 


(foto: www.consorziodelculatellodizibello.it)

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