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Polenta afrodisiaca

Segnali di ritorno del piatto povero anche nei menù degli chef


A volte tornano... prima il baccalà poi le acciughe (alici) quindi gli sgombri. Poi sono ricominciate ad apparire con successo le ricette della fame e del riciclo. Insomma un ritorno al passato, alla cucina del nulla e del niente. E allora poteva mancare sulle tavole la polenta? Di certo vedremo sempre più questo piatto povero, ma addirittura identificato come una pietanza afrodisiaca soprattutto se servita con le rane. Altro che ostriche o foie gras!


I segnali del ritorno si cominciano a vedere dai menu di alcuni chef. Dal paiolo alimentato a fuoco di legna alle cotture tecnologiche o addirittura a macchinari in grado di sfornare polenta alla spina come si può vedere nella catena franchising PolentONE a Bergamo e Vicenza. Viene servita polenta di maranello, polenta bianca e polenta taragna. Certo manca il calore del fuoco, del paiolo e della convivialità.


Insomma fast polenta e Polenta stellata a cominciare dal piatto proposto dallo chef Alfio Ghezzi della Locanda Margon di Trento alla Chef cup in Alta Badia: polenta e tartare di capriolo, supportato dalla dolce acidità della corniola. Anche lo chef bistellato Norbert Niederkofler del St.Hubertus di San Assiano: royal di polenta con animelle di vitello glassate e tartufo nero.

L’antica macinatura a pietra torna ad essere un must per le farine gialle (si ottengono dal mais) per la saracena (deriva dal grano saraceno coltivato in Valtellina e in Carnia) e bianca (tipica del Polesine e del Veneto, varietà di Biancoperla).


Lazio) con fagioli (Emilia), con il pesce (Adriatico di Romagna e Marche).



Sine qua non


(nella foto: polenta e tartare di capriolo dello chef Alfio Ghezzi della Locanda Margon) 

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