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La viticoltura eroica delle Cinque Terre

Cinque Terre: la viticoltura eroica può essere la carta vincente per rilanciare un'offerta turistica che, a oggi, è limitata solo al paesaggio.



Montagne verdi che si tuffano a picco nel mare blu; nel mezzo, ogni insenatura custodisce, come una gemma incastonata, un piccolo borgo colorato che porta il nome di Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore. Queste sono le Cinque Terre, fulgido esempio di viticoltura eroica (concetto che approfondiremo in una prossima uscita del Winesday) dove antropizzazione e natura camminano a braccetto per costruire un ambiente di grande fascino e suggestione.

Cinque Terre_Viticultura_Cibovagare

Purtroppo, però, in molti sono abituati a pensare le Cinque Terre come un luogo da cartolina, instagrammabile diremmo oggi, dove tuffarsi nella bellezza dei caruggi colorati e respirare l’atmosfera da borgo marinaro. Dove saltar giù dal treno e, focaccia alla mano, guadare il fiume di turisti da tutto il mondo, per poi scappare in treno alla volta della prossima stazione, della prossima Terra.

In pochi si rendono conto che le Cinque Terre sono molto altro. Innanzitutto, un luogo che, nonostante il flusso turistico, rimane autentico in molti suoi angoli, dove la gente vive e lavora, tutto l’anno. Ma è alzando lo sguardo che ne si capisce la vera natura. Quando, sollevandolo sulle montagne che avvolgono i borghi, si riesce a vedere la mano che sorregge tutto ciò: i terrazzamenti vitati.

LE VIGNE DELLE CINQUE TERRE

Senza la viticoltura le Cinque Terre non esisterebbero. Un’iperbole? Non proprio. Perché a Monterosso, Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore, la viticoltura è parte integrante e fondante del paesaggio che contribuisce a custodire. I muretti a secco che rivestono ordinatamente i ripidi versanti sono frutto del lavoro degli agricoltori che, a partire dal Medioevo, erano andati alla ricerca di nuove aree coltivabili dove piantare la vite e l'olivo. Dalla fine del XVIII secolo, la zona delle Cinque Terre si era specializzata nella produzione di vino, raggiungendo il proprio apice agli inizi del ‘900 e fino all’arrivo della fillossera, che ha interrotto tutto.

Cinque Terre_Viticultura_Cibovagare

La ricostruzione aveva avuto bisogno della spinta data dalla fondazione delle Cantina Cooperativa Agricola, nata nel 1973 insieme alla DOC, e soprattutto di aiuti concreti come la messa in opera di quelle monorotaie con carrelli che ancora oggi costituiscono un sussidio insostituibile per la viticoltura locale. Nel 1999 è arrivata poi l’importante istituzione del Parco nazionale delle Cinque Terre, area protetta che va dalla zona di Tramonti di Biassa e di Campiglia, nel comune della Spezia, al comune di Levanto.

Il Parco è l’unico in Italia finalizzato alla tutela di un ambiente antropizzato, quindi dei terrazzamenti e dei muretti a secco, tipici della viticoltura eroica, spina dorsale di un territorio che però, paradossalmente, non ha messo il vino al centro della propria offerta turistica. Almeno finora.

UN PAESAGGIO INEBRIANTE ED ESTREMO

Percorrere i sentieri che si inerpicano tra le vigne, gli stessi battuti e custoditi dai viticoltori locali, permette di comprendere appieno le difficoltà, ma anche le ragioni che governano il loro faticoso tran tran quotidiano. È appannaggio di pochi la vista che si apre sul mare e occupa l’intero orizzonte, regalando bagliori di luce e colori che mutano a ogni ora del giorno, mentre, intorno, i profumi della macchia mediterranea e il canto degli uccelli creano un’atmosfera onirica. Una bellezza tale da inebriare i viticoltori, facendo loro (quasi!) dimenticare quanto sia faticoso quel su e giù su sentieri scoscesi, che in vendemmia si moltiplica all’infinito. Oppure il prima, quando, sotto le pergole alte appena 50 cm da terra, stanno in ginocchio o sdraiati a curare le viti.

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Lo stesso mare, tanto bello nei giorni di quiete, può riservare amare sorprese anche quassù, a oltre 600 metri di altitudine, perché le libecciate e la salsedine arrivano ovunque e danneggiano le piante, se non si corre a proteggerle. Eppure, loro sono ancora qui, in barba alle intemperie, alle produzioni parche e ai pochi riconoscimenti economici. Ma sono sempre meno e la loro età avanza. E di giovani non ne arriveranno se non gli si dà una prospettiva più alta.

IL FUTURO E IL PROGETTO RIODIVINO

C’è bisogno di creare nuovi stimoli e motivazioni se si vuole far sì che i terrazzamenti, e con essi le Cinque Terre, continuino a esistere. Bisogna rendere finalmente i viticoltori e il vino protagonisti del dialogo tra il turista, da una parte, e l’insieme di natura e cultura della zona, dall’altra. Serve fare sistema. Ed è per questo che, con puntuale lungimiranza, è nata Riodivino, un’associazione che mette finalmente insieme tutti gli attori del territorio, ovvero strutture ricettive, aziende agricole, attività di somministrazione, tour operator e NCC nautici.

L’obiettivo è lavorare insieme per costruire una nuova offerta turistica di qualità, in grado di proporre una permanenza alle Cinque Terre il più possibile organica e autentica, che non guardi solo al mare, ma si rivolga anche all’entroterra, ai suoi sentieri e alla ricchezza del suo patrimonio produttivo enogastronomico. Primo evento ufficiale dell’Associazione, che cade anche in concomitanza dei 50 anni della DOC Cinque Terre, è la manifestazione Terre Verticali che si terrà questa domenica 26 e lunedì 27 marzo presso il Castello di Riomaggiore.

Cinque Terre_Cibovagare

L’evento prevede un fitto calendario di eventi, tra cui presentazioni di libri dedicati al territorio, seminari di approfondimento sulla viticoltura e sulle Biodiversità terrestri e marine locali, nonché assaggi gastronomici e degustazioni di vino. Tra queste ci sarà anche quella dedicata alle vecchie annate di Cinque Terre DOC che sono stata chiamata a condurre insieme all’enologo Valentino Ciarla. Un’occasione per far conoscere la ricchezza enologica di questo territorio e far emergere le potenzialità di invecchiamento dei vini che vi nascono, ovvero il Cinque Terre Bianco e il raro e mitico passito Cinque Terre Sciacchetrà. Ma di questi vi racconterò poi.

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