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Viticoltura eroica. I vini estremi

Dalla Valle d'Aosta alla Costiera amalfitana: esempi di viticoltura eroica



“Estremi” sono solitamente detti, a livello internazionale, i vini frutto della viticoltura eroica, perché, appunto, esito di condizioni di lavoro quantomeno ostiche. Un epiteto che li accomuna, in maniera a dire il vero un po’ fuorviante e poco rappresentativa, a vini prodotti con tecniche enologiche estreme e non convenzionali.

Cos’hanno di particolare? Sono vini rari, prodotti in poche referenze e costantemente a rischio di scomparsa, come gli ambienti da cui hanno origine. Inoltre, portano dentro un messaggio di valore, ovvero l’indissolubile legame tra viticoltore, territorio e tradizioni. Un legame che, spesso, unisce tra loro anche i produttori, riuniti in cooperative per ripartire e gestire al meglio la mole di lavori di mantenimento richiesti da questi areali.

IL FATTORE TEMPO

Diversi sono gli elementi che gravano sulla produzione dei vini estremi e che influenzano il numero di ore di lavoro necessarie per prendersi cura del vigneto e per vendemmiare. Innanzitutto la posizione dei vigneti, dislocata in tanti piccoli appezzamenti e di solito arroccata e raggiungibile solo a piedi, attraverso sentieri irti e vertiginosi. Poi, la tipologia degli impianti, spesso a pergola bassa, senz’altro utile a proteggere le piante dagli eventi atmosferici, ma che costringe il lavoratore a posizioni scomode, rendendo per altro impossibile l’utilizzo di macchinari o ausili meccanici. C’è poi la devozione e il rispetto accordato a cultivar autoctone rare, oltre che a tecniche d’impianto tradizionali, senz’altro più difficili da gestire e che richiedono conoscenze e competenze specifiche e di antica tradizione; infine, il lavoro extra vigna, necessario durante l’anno per preservare i sentieri, i terrazzamenti e i muretti a secco.

GLI AREALI

In Italia, dove le condizioni ambientali sono tra le più varie, esistono molti casi di viticoltura eroica, più o meno storici, che danno vita a vini incredibili, rari e profondamente territoriali. Ve ne segnaliamo 10 imperdibili, da nord a sud. Iniziamo con i primi cinque: Valle d’Aosta, Valdobbiadene, Modigliana, Abruzzo e Costiera amalfitana.

VALLE D'AOSTA

Blanc de Morgex et de la Salle DOC
Cave du Mont Blanc

Il Prié blanc è il vitigno autoctono della Valle d’Aosta e l’unico in grado di resistere alle condizioni estreme di viticoltura dell’Alta Valle, dove all’altitudine e alla pendenza si aggiungono la siccità, gli inverni rigidi, le nevicate e il rischio valanghe. Gli impianti si spingono fino a 1.200 m di altezza, su terrazzamenti edificati sopra muretti a secco. La forma di allevamento tradizionale è la pergola valdostana, un’impalcatura di complessa realizzazione, indispensabile per proteggere i grappoli dalle gelate e dal freddo, grazie al calore accumulato e poi rilasciato dalle pietre, ma anche dalle scottature solari e dalla siccità, frequente in tutta la regione e qui aggravata dai suoli granitici e molto permeabili. Qui nasce il Bianco di Morgex prodotto dalla cantina cooperativa Cave du Mont Blanc, un vino della tradizione, poiché rappresentava la bevanda tipica per la merenda dei contadini locali: è un vino sottile, fresco e poco alcolico, dai profumi algidi e agrumati e dalla beva agile e salina.Valle d_aosta_cave du mont blanc_vigna Piagne

VALDOBBIADENE (VENETO)

Valdobbiadene DOCG Nazzareno Pola Etichetta del fondatore Dirupi Extra dry
Andreola

Tutti i vigneti che ricadono all’interno del sito Unesco Colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene possiedono i requisiti per essere riconosciuti come viticoltura eroica, oltre che storica. Perché qui le vigne, principalmente di Glera ma in minor misura anche di Verdiso, Bianchetta trevigiana e Perera, si collocano a girapoggio sulle colline, assecondando le curve di livello e contribuendo al contenimento dei fenomeni erosivi causati dalla forte pendenza. Da una selezione, svolta su base annuale, della migliore vigna della zona storica di Valdobbiadene, nasce la nuova cuvée Etichetta del Fondatore Dirupo, della linea Nazzareno Pola di Andreola, sita a Col San Martino (TV). Come espresso nel nome, le uve provengono da vigne in forte pendenza, site fino a 500 metri s.l.m. e danno vita a uno spumante Extra dry molto tradizionale, dalla tipica morbidezza gustativa e dai profumi intensi e ammalianti di fiori e pomi bianchi.

MODIGLIANA (EMILIA ROMAGNA)

Sangiovese di Romagna DOC Modigliana Vigna delle Papesse
Villa Papiano

È una delle zone “nuove” e più in crescita della viticoltura eroica, ma purtroppo anche tra quelle coinvolte negli eventi climatici estremi che hanno riguardato le scorse settimane l’Emilia romagna. La sottozona è la più alta per la viticoltura del Sangiovese di Romagna, con impianti che superano i 500 metri s.l.m., e si colloca sull’Appennino Tosco-romagnolo, circondata da boschi e solcata da tre torrenti che prima di confluire nel Marzeno danno origine a tre valli omonime, Acerreta, Tramazzo e Ibola. Elementi di eroicità che si sommano all’altitudine e alle pendenze sono i climi rigidi e imprevedibili della montagna e la continuità con l’ambiente selvatico e la sua fauna: li troviamo nel vigneto posto a 570 metri di altitudine e avvolto da boschi di faggi e conifere da cui nasce il Sangiovese Vigna delle Papesse dell’azienda Villa Papiano. Un Sangiovese fresco e balsamico, dalle note di melagrana e rosa, succoso, teso e levigato nella trama tannica.Modigliana_Winesday_Cibovagare

ABRUZZO

Terre de L'Aquila IGT Traminer aromatico Tramé
Castelsimoni

Proprio sotto il Gran Sasso d’Italia, l’azienda Castelsimoni porta avanti un affascinante esempio di viticoltura eroica, con vigneti collocati a 800 metri s.l.m. e immersi nella natura incontaminata del comprensorio del parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Alle condizioni climatiche estreme di tale contesto, si aggiunge la convivenza forzata con la fauna (cinghiali, volpi, tassi, camosci) che popola il Parco e che mette in costante pericolo il raccolto. Il parco vigne include varietà adattate ai climi più freddi, come il Traminer aromatico, che qui assume forti caratteristiche di freschezza e un’aromaticità molto nitida, varietale di rosa e litchi, ma rinfrescata da erbe officinali, che ritroviamo anche al retrolfatto.Castelsimoni_Cibovagare

COSTIERA AMALFITANA

Costa d’Amalfi DOC Furore Bianco Fiorduva
Marisa Cuomo

In Costiera amalfitana la viticoltura si fa di montagna, aggrappata letteralmente com’è alle pareti di roccia calcarea dei Monti Lattari. I piccoli appezzamenti si affacciano a strapiombo sul mare e sono raggiungibili solo a piedi o a dorso d’asino. Le piante si adagiano orizzontalmente sulle antiche pergole, poggiate sui muretti a secco e sostenute da pali di castagno, dove i grappoli trovano riparo, sotto le foglie, dai potenti raggi del sole. Anche le varietà di vite coltivate sono antiche e a piede franco, costituendo un patrimonio ampelografico unico e prezioso. Ripolo, Fenile e Ginestra sono le cultivar più diffuse e quelle che compongono il blend del Furore Bianco Fiorduva dell’azienda Marisa Cuomo, colei che, con il marito Andrea Ferraioli, ha dato valore alla viticoltura della sottozona di Furore della DOC Costa d’Amalfi. Un vino figlio del territorio, complesso e persistente, che profuma di mare e di macchia costiera, con sottofondo fumé conferito dai suoli di origine vulcanica.Marisa Cuomo_Costiera amalfitana vendemmia 6

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