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Pomodoro: una mostra in suo onore

A Sarzana la Mostra nazionale del pomodoro racconta la storia e l'ascesa del vegetale.



L’estate, più di ogni altro periodo, fa diventare protagonista il pomodoro, che inonda di rosso i banchi di orto frutta, così come le tavole di casa e dei ristoranti. Questa onda mi ha invitato alla lettura, nonché alla visita, della “Mostra nazionale del pomodoro” di Sarzana (SP).

L'ASCESA DEL POMODORO

Confesso di essere stato “rapito” dalle pagine di W. Alexander “I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo” (edito da Aboca, società agricola di San Sepolcro), dove il giornalista americano esplora come il pomodoro sia passato dall’essere disprezzato (“bacca odiosa dall’orrore repellente”) fino a diventare poi popolare e diffuso.

Una lettura storico-scientifica, al tempo stesso divertente, che fa chiarezza su molti tabù, a cominciare dall’arrivo in Italia di questo frutto (in veste botanica, mentre è verdura in veste culinaria).

Lo scrittore mostra come nel corso del tempo il pomodoro, da cibo raro, sia diventato una verdura industriale, quando negli Stati Uniti venne inventato il ketchup come sistema per recuperare gli scarti.Pomodoro_Cibovagare

LA STORIA DEL POMODORO

Le ricerche di Alexander fissano la data della “scoperta” del frutto nel Granducato di Toscana, alla vigilia d’Ognissanti del 1548, quando il Granduca Cosimo de’Medici, ricevette nel Palazzo Vecchio di Pisa (e non di Firenze, come sostenuto altrove) un cesto di prodotti freschi, con anche il frutto rosso dalle sue proprietà agricole.

Il pomodoro è ben ricordato a Pisa in un fregio di una porta della cattedrale. A suo tempo era arrivato dalla Spagna alle terre del Granduca (la moglie di Cosimo, Eleonora di Toledo, era spagnola). Non conoscendolo, non venne però preso in considerazione come cibo e fu “battezzato” come “pomodoro”.

Da metà del’500 in Italia il frutto rosso appare solo, a fine’700, nel libro “Lo scalco moderno” di Antonio Latini e poi, dopo quasi un secolo, nel 1773, ne “Il cuoco Galante” di Vincenzo Corrado. Il vero boom italiano porta il nome di Francesco Cirio, quando aprì il suo primo impianto per la prevenzione di alimenti a Torino nel 1865. Da allora il pomo d’oro è diventato protagonista della cucina.

Lo spaghetto al pomodoro, cucinato per anni solo nei mangiari di casa e di trattoria, ha avuto recentemente una nuova e sorprendente “primavera”, dopo essere stato snobbato, nei locali top, un riconoscimento al gusto e alla duttilità.

Sulle ali della lettura di Alexander, ho visitato la Mostra del pomodoro di Sarzana, dove ho vissuto la passione e l’amore di tanti “agricoltori” che, sotto il sole cocente, presentano semi antichi (il frutto, pur esposto non è in vendita) per farlo vivere nel tempo.

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