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E il vermut diventa artigianale

Sull'onda del successo dei cocktail rinasce il vermut artigianale ed emergono spiriti di neo produzione nazionale


Anselmo di Torino.

E, a quanto pare, l'Anselmo ha riproposto, dopo lungo tempo, la produzione di questo prodotto made in Italy proprio a Torino, laddove ha visto la luce nel 1786 nella liquoreria di Piazza Castello, per mano di Benedetto Carpano che miscelò il vino bianco con erbe e spezie.
 Il successo del vermouth si diffuse nell'Ottocento in tutta Europa, facendo in seguito la fortuna di molte aziende, quali Martini, Campari, Gancia Cinzano, Cora. Quel primato torinese di primogenitura, dal punto di vista storico, viene messo in discussione a Prato (pare che una ricetta risalga intorno al 1750), dove da tempo opera l'azienda «Alla gusteria Nunquam di Tavola», produttrice di vermut bianco. 


Sulle ali del successo dei cocktail è in atto in Italia una nascita di distillati, che, curiosamente, non appartengono, come la grappa, alla nostra tradizione, a cominciare dal whisky, prodotto a Glorenza (Bolzano), dalla distilleria Puni di Albrecht Ebensperger, spinto dalla sua passione per questo "spirito", ottenuto con materia prima autoctona.
 Così come Roberto Marton di Bassano, noto agli appassionati di gin and tonic per il suo intrigante distillato (con la miscela di 11 botanicals), ormai divenuto un must nelle carte dei più prestigiosi cocktail bar italiani e spagnoli. E ancora abbiamo scovato il Pastis Argalà made in Italy (chissà i francesi, rimandiamo alla canzone di Paolo Conte, un gelato al limon), prodotto a Roccavione (Cuneo). 
E, non manca, il rum, sebbene con modalità diverse perché prodotto nell'isola di Marie Galante (Guadalupe) per mano di Luca Gargano della Velier di Genova e di Gianni Vittorio Capovilla, famoso mago della distillazione di Rosà. 


Sine qua non.

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