Kyla, una dahabiya di lusso sul Nilo tra storia, silenzio e cucina egiziana
Otto suite, navigazione lenta da Luxor ad Aswan e piatti simbolo dell’Egitto: Kyla è un viaggio da segnare nel libro dei desideri

Alcuni viaggi non chiedono di essere programmati subito. Chiedono piuttosto di essere immaginati bene, studiati, messi da parte nel proprio libro dei viaggi da fare. Kyla, la dahabiya di lusso che naviga il Nilo tra Luxor e Aswan, per me è esattamente questo: un’esperienza che mi piacerebbe vivere, e che intanto conosco attraverso racconti, immagini, menu e dettagli che parlano già molto chiaro.
Kyla non è una crociera nel senso comune del termine. È una navigazione lenta, riservata a pochi ospiti, con solo otto suite a bordo. Un modo di viaggiare che restituisce centralità al fiume, al silenzio, alla luce che cambia durante il giorno. La dahabiya, imbarcazione storica del Nilo, viene reinterpretata in chiave contemporanea grazie al progetto firmato da Hany Samir, figura di riferimento dell’ospitalità egiziana, e agli interni curati dallo studio cairota DÉCO Interior Boutique. Materiali naturali, colori caldi, linee pulite: un’Egitto elegante, mai folkloristico.

Leggendo delle suite, si immaginano atmosfere precise: la Crown Suite, con parquet in rovere a spina di pesce e grandi vetrate sull’acqua; la Jacuzzi Suite, più intima, pensata per il relax; le Terrace Suite, dove il Nilo entra nella quotidianità attraverso spazi esterni privati. Tutto sembra progettato per rallentare, non per stupire a tutti i costi.
Da giornalista che osserva i territori anche – e soprattutto – attraverso la cucina, uno degli aspetti più interessanti di Kyla è la proposta gastronomica, ben documentata nelle presentazioni ufficiali e nei reportage dedicati alle dahabiya di alta gamma. A bordo si lavora con materie prime fresche, selezionate localmente e abbinate a ingredienti di qualità internazionale. Gli chef propongono una cucina che alterna piatti egiziani autentici a preparazioni più internazionali, sempre con un approccio curato e misurato.

Tra le ricette simbolo compaiono piatti profondamente radicati nella cultura gastronomica del Paese: la molokhia, zuppa di malva dal colore intenso e dal gusto erbaceo, servita tradizionalmente con riso o pane; il tajine egiziano, stufato cotto lentamente in terracotta, dove spezie, verdure e carni dialogano senza eccessi; e poi Om Ali, dessert iconico, caldo e avvolgente, a base di pane o pasta sfoglia, latte e frutta secca. Un dolce che racconta l’idea stessa di accoglienza egiziana. I pasti vengono serviti in un clima informale ma elegante, spesso all’aperto, con il fiume che accompagna ogni portata.

Tra una visita archeologica e l’altra, Kyla offre spazi pensati per il benessere: il sundeck per osservare il paesaggio che scorre, le lounge interne ed esterne, la spa e la sauna, una piccola palestra. Apprezzo anche l’attenzione alla sostenibilità: policy plastic free, uso di energie rinnovabili, amenities eco-friendly firmate MAMIBA Cosmetics, azienda locale certificata. Dettagli che raccontano una visione contemporanea dell’ospitalità.

Il percorso culturale, da Luxor ad Aswan, attraversa luoghi che fanno parte dell’immaginario collettivo: la Valle dei Re, il Tempio di Hatshepsut, Karnak e il Viale delle Sfingi, Edfu, Kom Ombo. Visti così, uno dopo l’altro, ma raggiunti via fiume, sembrano promettere un altro tipo di relazione con la storia: meno frettolosa, più rispettosa.
Kyla resta, per ora, una pagina ben segnata nel mio libro dei viaggi da fare. Un’esperienza che mi piacerebbe vivere perché unisce ciò che cerco quando viaggio: tempo, cultura, paesaggio e cucina come chiave di lettura di un luogo. Alcuni viaggi iniziano molto prima della partenza. Questo, senza dubbio, è uno di quelli.