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Il poeta dei sapori

Tonino Guerra ha saputo racchiudere la cultura materiale della sua terra nelle sue opere


È stato un poeta, cantore delle cose vere, semplici come i suoi pensieri immortalati nel lavatoio di Pennabilli o la sua geniale invenzione dell’orto dei frutti dimenticati, o l’appello di trasformare la Val Marecchia in un grande giardino fiorito. In questo suo empireo terra-cielo Tonino Guerra ha più volte racchiuso la cultura materiale della sua terra: è stato l’ispiratore della Sangiovesa di Sant’Arcangelo, locale dove piadiana (la piè) e il sangiovese sono primi attori, simboli gastronomici del suo territorio. Ha coniato un bellissimo nome per il formaggio di fossa, giacimento del territorio, ma pure scintilla di guerra fra due borghi: Sogliano al Rubicone e Talamello. Lo ha chiamato “Ambra”. È stato anche il poeta-designer dell’Osteria del Povero Diavolo di Torriana, di Stefania e Fausto, scolpendo porte, disegnando pareti, spargendo poesie. Attraverso modi espressivi e intuizione diverse da Piero Camporesi ha diffuso la cultura materiale, così poco seminata e apprezzata in questo Paese.


Dopo la sua scomparsa sono corso a rileggere oltre i suoi 12 Avvisi, manifesti di poesia, direi bucolica, altri suoi pensieri. Ebbene mi era sfuggita una sua profonda riflessione, assai adatta ai nostri tempi: “la grande cucina non nasconde il sapore della terra dalla quale nasce” (ripresa anche da Centomani, associazione dei cuochi emiliano-romagnoli).


Con poche parole Guerra traccia ciò che dovrebbe essere quello che mangiamo, ma che abbiamo dimenticato: l’origine del cibo. Non solo, ci offre un assist: ricominciare (lui forse non aveva mai smesso) ad usare la parola “terra” in luogo di territorio o di tipico o di locale. Forse quella terra può essere paragonato al francese “terroir”, ma non coincide con l’ormai abusato territorio, che in fondo altro non è che un concetto astratto, concettuale. E ancora quel “non nasconde il sapore della terra” ci trascina nella semplicità, nella concretezza e soprattutto invita a non cambiarne con la manipolazioni il gusto originario…


Sine qua non 


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