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Il tonno rosso

Non si ferma a cena


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 Navigazione tranquilla, rischio ridotto al minimo, attenzione solo alle poche tonnare attive e ai pescatori di frodo che, in regime di fermo, saranno tanti e, di certo, più numerosi di sempre. Così avrebbe potuto scrivere Riccardo Bachelli nel “Lo sa il tonno”(1923 ) se avesse scritto il suo bel libro nel 2010.

Si, il tonno rosso del Mediterraneo, ossia il thunnus thynnus, “lo sa” di essere riuscito in un’impresa, ritenuta impossibile, nell’era della shusimania, l’inserimento nell’allegato I della Convenzione delle Nazioni Unite sul commercio internazionale delle specie selvatiche minacciate d’estinzione, di cui fanno parte anche la foca monaca, le balene, il panda, il rinoceronte.


Forse è la prima volta che nell’elenco viene inserito un animale, in questo caso, un pesce, commestibile e protagonista di un tumultuoso commercio.

L’ Italia ha promosso un fermo temporaneo obbligatorio della pesca del tonno rosso con il sistema di circuizione (ovverosia le tonnare volanti) dal 16 maggio al 14 giugno, provocando non poche polemiche da parte di Federpesca per i danni economici causati dall’inattività della pesca. 

D’altro canto il WWF ha protestato perché non è stato vietata l’attività anche dal 15 maggio al 15 giugno, noto periodo di riproduzione del tonno rosso. E , tra l’altro, non solo da oggi, sono in atto diatribe sui sistema di pesca, ovverosia a chi provoca più danni fra le tonnare, frutto di un sistema artigianale tradizionale di eredità araba, tipico della cultura mediterranea e il sistema di pesca a circuizione che si avvale invece di tecniche ed equipaggiamento più moderno.


Comunque sia, a partire da queste settimane, ideali per pescare e gustare il tonno di passaggio (tonno di corsa), questo prelibato pesce scarseggerà sulle tavole di ristoranti e pescherie con evidenti ripercussioni sui prezzi, in ovvio rialzo.


Infatti oltre al fermo alle tonnare volanti, ci sono quote di pesca da rispettare, soprattutto per le tonnare  tradizionali, decise dall’ Iccat, organizzazione internazionale che gestisce la pesca del tonno rosso. La riduzione è di circa il 40% per l’ Italia infatti si passa da circa 19.000 tonnellate del 2009 a 13.500 del 2010.

Dunque sarà davvero difficile poter gustare il bluefin tuna, già caro in tempi grassi, ma soprattutto non sarà assolutamente possibile richiederlo nei 475 ristoranti e alloggi “Relais et Chateaux”, in Francia e nei 55 Paesi dove la catena è presente, compresa l’ Italia, di cui fanno parte locali importanti tra cui: Il Pescatore, Enoteca Pinchiorri, l’ Albereta di Marchesi, Le Calandre di Alajmo, il Sorriso, Caino, Arnolfo, il Pellicano, la Certosa di Maggiano. La decisione è stata presa da 160 chef che hanno firmato un appello lanciato da un grande chef francese, Oliver Roelinger di Cancale (una delle capitali delle ostriche). Il cuoco  Roberto Petzas del Lisboa di Cagliari, ha preceduto di anni la decisione dei suoi colleghi d’ Oltralpe.


E’ indubbio che, una volta accertato il pericolo di estinzione di questa specie, i diversi provvedimenti varati per la ricerca di un salvataggio siano corretti. Viene però da chiedersi quali conseguenze porterà questa “crisi di astinenza” soprattutto nel mercato giapponese, dove viene commercializzato circa il 90% del solo tonno rosso made in Italy (circa 100 milioni di euro di fatturato). Scatenerà una pesca selvaggia clandestina? Inoltre cosa succederà nei ristoranti e nei mercati per far fronte alla carenza  di tonno rosso? 

Cresceranno i soliti mezzi truffaldini, già collaudati in passato, di trasformare il tonno pinne gialle (yellowfin tuna) in rosso con monossido di carbonio o bagno in barbabietole rosse? Sine qua non 



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