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Il Sangiovese di Romagna

Il Sangiovese di Romagna è l'anima rossa e più passionale del territorio, capace di interpretarlo al meglio. I migliori assaggi delle sottozone, i vini e le cantine che li producono.



Non vogliamo essere retorici o buonisti. Vogliamo solo essere vicini, come possiamo, a una regione che sta soffrendo e che necessita di ogni aiuto possibile. Lo facciamo celebrando, ancora una volta, i suoi vini, che meritano maggiore attenzione, a prescindere dal momento.

Qualche uscita del Winesday fa avevamo parlato dell’Albana, la regina della produzione bianchista romagnola. Oggi ci soffermeremo sul Sangiovese di Romagna, l’anima rossa e più passionale. Quella capace di tirar fuori il meglio da questo territorio, di interpretarlo e di amarlo nel suo intimo, anche quando farlo sembra più difficile.

Sangiovese_Cibovare

LE ROCCHE DEL SANGIOVESE

Lo scorso settembre è stato presentato dal Consorzio Vini di Romagna il progetto delle sottozone, dette Rocche di Romagna. Un marchio collettivo europeo finalizzato a distinguere le produzioni di Sangiovese in base al terroir di riferimento, distinguendo 16 sottozone in tutta la Romagna, ciascuna foriera di vini caratteristici e riconoscibili.

Romagna_Sangiovese_Cibovagare

Un lavoro di squadra prezioso che ha trasmesso maggiore uniformità a tutta la produzione del Sangiovese di Romagna, imponendo, da disciplinare, la presenza di almeno un 95% di Sangiovese per poter disporre della fascetta identificativa della sottozona. Di seguito vi proponiamo il racconto di alcune sottozone e dei loro vini più interessanti. Con l’invito a riempire, oggi più che mai, i nostri calici con i vini di questa terra, fatta di lavoratori instancabili e generosi, di imprenditori coraggiosi e di uomini e donne capaci di incredibile determinazione e tenace perseveranza. Tin bota, Romagna!


I MIGLIORI ASSAGGI DELLE SOTTOZONE

Marzeno (FC)

Questa sottozona si sviluppa lungo la valle dell’omonimo torrente, che disegna un territorio ondulato e ricco di calanchi, dai terreni argillosi e calcarei che danno origine a vini caldi, tannici e austeri, ma longevi.
L’azienda iconica dell’areale è Fattoria Zerbina di Cristina Geminiani, produttrice che, a partire dagli anni ’90, ha preso in mano l’attività agricola del nonno, imprimendo un contributo fondamentale nella crescita qualitativa dei vini da Albana e Sangiovese.

In azienda tutte le piante di Sangiovese sono condotte ad alberello, un sistema di allevamento anticamente presente in Romagna, in particolare a Predappio, ma che ha rischiato di scomparire negli anni del boom e del cooperativismo. Nei suoi vigneti, l’alberello appare nella forma a candelabro, con i bracci disposti in orizzontale sui filari e quindi di più facile gestione, ma ne esistono anche alcuni esemplari condotti a palo singolo, decisamente più difficili da lavorare perché i tralci sono raccolti in alto come una coda.

Proprio da questi ultimi nascono le Monografie, Sangiovese Riserva da collezione (appena 1.600 bottiglie) che racconta la migliore vigna dell’annata. Espressioni sempre di grande territorialità, ma più accessibili, sono però i due Marzeno, Poggio Vicchio, tutto frutto e piacevolezza, e il Riserva Pietramora, caratterizzato da toni balsamici e terragni.

Zerbina_Cibovagare

Modigliana (FC)

Modigliana, lo stiamo drammaticamente vedendo in questi giorni, è una delle zone di insediamento più difficili della regione, addossata com’è all’Appennino tosco-romagnolo e attraversata da due corsi d’acqua. È anche la zona più alta per la viticoltura del Sangiovese di Romagna, che qui si spinge oltre 500 metri s.l.m., condizione possibile grazie all’anomalia geologica della linea dell’Acquacheta, che qui fa registrare temperature sempre piuttosto miti, tali da permettere al Sangiovese di prolungare la sua maturazione in pianta anche in autunno inoltrato.

Tutti i produttori stanno portando avanti un grande lavoro di squadra per far crescere la sottozona; testimonial dell’areale è però, senza dubbio, l’agronomo Francesco Bordini, patron dell’azienda Villa Papiano, realtà avviata nel 2001 e immersa nei boschi di faggi e conifere. I suoi vini da Sangiovese nascono da due vigneti - il Vigna dei Probi e il Vigna delle Papesse - terrazzati e per questo registrati come viticoltura eroica, con piante “a candelabro” su filare, mentre un terzo vigneto, il Vigna Beccaccia, si trova in una zona bassa e fredda, nascosta dalla montagna. Come prevedibile, ne derivano tre vini che fanno della freschezza, della verticalità e della balsamicità il proprio marchio di fabbrica: terragno e iodato il Riserva Vigna dei Probi; balsamico e scuro il Vigna delle Papesse, infine succoso e molto sapido il Vigna Beccaccia.

Modigliana_Cibovagare

Predappio (FC)

È riconosciuta come la zona storica di eccellenza per il Sangiovese, che qui assume sfumature uniche, dettate dai suoli argillosi e ricchi di ferro. Il nome di spicco per questa zona è quello di Fattoria Nicolucci, azienda fondata nel 1885 dalla famiglia Nicolucci e oggi guidata da Alessandro, esponente della quarta generazione.

L’espressione più nobile del Sangiovese aziendale è rappresentata dal Superiore Riserva Predappio di Predappio Vigna del Generale, un vino carico di personalità, fascino e significato, per la storia di amicizia e di legame con la natura che si cela dietro la vigna di provenienza. Un vino iconico, che è impossibile non citare, anche se non indossa la fascetta della Rocca di Predappio.

A far parlare della sottozona è subentrata, invece, una decina di anni fa, una coppia di giovani produttori. Da una parte, Chiara Condello, con la sua azienda omonima, costola della più grande Condé, che produce vini molto rigorosi e complessi, ma godibili, come la Riserva Le Lucciole, proveniente da un piccolo appezzamento; dall’altra, Marco Cirese, artefice della linea Noelia Ricci, sorta all’interno della cantina familiare La Pandolfa, che porta avanti una lettura moderna e agile del vitigno, come nel Predappio Godenza.

Bertinoro (FC)

Bertinoro è, sin da tempi remoti, la culla privilegiata per la produzione di bianchi da uve Albana, per la ricca presenza nei suoli di Spungone (arenaria di origine pliocenica), che enfatizza la mineralità e l’acidità dei vini. Ma lo stesso si rivela prezioso anche per il rosso Sangiovese, cui conferisce sapidità, aromaticità nitida ed equilibrio.

Lo riscontriamo in almeno due aziende dell’areale, accomunate da un rapporto rispettoso e inscindibile con l’ambiente circostante, che si traduce nella conduzione biologica. Parliamo di Raffaella Bissoni, la cui azienda è un rifugio immerso tra boschi, vigne e oliveti, popolato da fauna selvatica, dove le uve crescono cullate dai venti marini, acquisendo un’intensità aromatica golosa e irresistibile come nel Girapoggio, che si fa più scura e balsamica nel Superiore Riserva.

E parliamo di Tenuta La Viola, azienda da qualche anno anche biodinamica, di proprietà della famiglia Gabellini e seguita con passione dall’enologo Emilio Tamarri. Qui il Sangiovese si esprime in tre versioni molto differenti: quella più tradizionale e profonda della Riserva P. Honorii; quella dal gusto antico dell’In Terra, maturato in anfora, e, infine, quella fruttata e saporita del Colombarone.

Coriano e San Clemente (RN)

Se si amano i Sangiovese morbidi, rotondi e caldi, quella di Coriano è la zona giusta. Qui il territorio cambia completamente, il dislivello si riduce in modo drastico e la vicinanza col mare, abbinata alla luminosità, si traduce in vini più corposi e fruttati.

Leader dagli anni ’90 dell’enologia locale è la cantina San Patrignano, che opera all’interno della comunità di recupero fondata da Vincenzo Muccioli negli anni ’70. Le vigne di Sangiovese, che qui poggiano su suoli argillosi e calcarei, danno vita a vini complessi e ricchi come il Superiore Riserva Avi, caratterizzato da sensazioni di frutta nera matura e toni fumé. Analoga potenza e toni arsi caratterizzano il Superiore Riserva D’Enio dell’azienda Podere Vecciano, realtà biologica nata anch’essa negli anni ’90 con Enio Bigucci e oggi condotta da suo figlio Davide.

Sempre nel riminese, sulle dolci colline di San Clemente, troviamo infine l’azienda Enio Ottaviani, nata negli anni ’60 e condotta dai quattro cugini che l’hanno ereditata. I vigneti si sviluppano nell’oasi del fiume Conca, su suoli argillosi e ricchi di sedimenti, accarezzati da venti marini: un insieme di elementi che permette ai vini di conservare anche una buona freschezza, come nel caso del Superiore Caciara, in cui si fanno apprezzare i toni mediterranei.

San Gimigliano_Cibovagare

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