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Il vino Custoza e il nodo d’amore

La travagliata storia di due amanti è diventata il pretesto per una festa annuale a Valeggio sul Mincio, in cui i vini Custoza DOC sono abbinati ai leggendari tortellini "Nodo d'amore".



Una terra di amore e armonia, quella del Custoza DOC. Che ha conosciuto il dolore della guerra, ma che ha saputo sublimarlo innalzando un simulacro di fratellanza nella sepoltura. Dove la rievocazione della leggenda della travagliata storia tra due amanti, provenienti da mondi in apparenza inconciliabili, si fa pretesto per una festa annuale. E dove anche il vino è, da sempre, frutto dell’unione tra uve diverse, che si armonizzano e si compensano vicendevolmente nell’equilibrio del calice.

NELLE TERRE DEL CUSTOZA

Sono 9 i comuni della provincia di Verona (Sommacampagna, Valeggio sul Mincio, Pastrengo, Peschiera del Garda, Villafranca di Verona, Sona, Lazise, Castelnuovo e Bussolengo), che costituiscono i confini produttivi del vino Custoza DOC, un territorio racchiuso tra la sponda meridionale del lago di Garda a ovest, la città di Verona a est, le Prealpi a Nord e la Pianura Padana a sud.

Un’area storicamente significativa, giacché qui si è in parte “fatta l’Italia”, con le battaglie del Risorgimento italiano di indipendenza dall’impero austriaco del 1848 e del 1866, che oggi trovano memoria nell’Ossario di Custoza, monumento funebre dove giacciono insieme italiani e austriaci. La viticoltura, qui, è praticata da sempre (le prime testimonianze di Vitis Sylvestris risalgono al Paleolitico), tanto che la zona è stata inserita, nel 1939, tra le più vocate della porzione occidentale della provincia di Verona dalla Stazione sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano.

Il merito? La posizione geografica, prossima al Monte Baldo e al lago di Garda, che fungono da importanti regolatori termici. E, soprattutto, la conformazione collinare dell’areale, con presenza di colline moreniche formatesi dall’erosione dei ghiacciai del Pleistocene, caratterizzate da suoli dal substrato calcareo e ricchi di ciottoli, che conferiscono grande mineralità e sapidità ai vini.

Consorzio_Custoza_Cibovagare

IL CUSTOZA NEL CALICE

Veniamo dunque ai vini. Il Custoza è, con orgoglio e da sempre, un vino bianco frutto di un blend di almeno tre varietà. Le uve coinvolte sono la Garganega, la Bianca Fernanda (clone locale di Cortese), il Trebbianello (biotipo del Friulano) e il Trebbiano toscano, che possono intervenire per non più del 45% ciascuna. A queste si può aggiungere fino a un massimo del 30% di altre cultivar bianche, come Riesling, Manzoni bianco, Malvasia, Chardonnay e Pinot bianco. Quindi, cosa aspettarsi da un calice di Custoza? Ad avere la meglio sui caratteri delle singole uve è ovviamente il blend; ma a imporsi, a sua volta, su di esso è il territorio, in grado di conferire un carattere minerale ben preciso ai vini, che si traduce in un’ottima nitidezza dei sentori olfattivi e in un palato pieno e dalla densità salina.

Custoza_Vino_Valeggio sul Mincio

Nei vini più giovani prevalgono le note di fiori e frutta dolce, anche tropicale, che con gli anni e l’affinamento evolvono verso sensazioni di idrocarburi, canditure e zafferano. Un vino che sa essere un ottimo compagno a tavola, destreggiandosi tra piatti anche più complessi, grazie alla struttura sempre evidente in bocca e a un’aromaticità mai esuberante o dominante. Ad esempio, gli si accostano bene tutte le paste ripiene al burro, i pesci di lago o di mare e le carni bianche; ma anche preparazioni della cucina orientale più speziate e saporite, cui risponde a tono con il carattere aromatico “esotico” e speziato che lascia emergere dopo qualche anno di affinamento. L’unione più iconica è però quella con il Tortellino di Valeggio, il prezioso “nodo d’amore” che ha ispirato la leggenda.

IL NODO D'AMORE

Valeggio sul Mincio, suggestivo borgo edificato attorno al fiume, è l’ambientazione della leggenda del Nodo d’amore, una storia di amore e di perdono, collocata nel periodo di battaglie alla fine del ‘300. Si lega alle vicissitudini di due innamorati, la ninfa Silvia e il capitano Malco, dapprima divisi dalla loro diversa natura e dalla gelosia della cugina Isabella, la quale, pentitasi delle sue azioni, si sarebbe poi prodigata per far sì che i due amanti potessero riunirsi in una nuova vita nel fiume Mincio, lasciando come ricordo di questa unione un fazzoletto annodato.

Il corrispettivo gastronomico di questo simbolo d’amore è diventato, grazie alla fantasia di Alberto Zucchetta che ha ideato la leggenda nel 1994, il Tortellino di Valeggio, una sfoglia di pasta sottilissima “annodata” attorno a un prezioso ripieno di carni brasate. Questo involucro di cura e abilità manuale viene celebrato in una festa che si svolge ogni anno dal 1993 (eccetto l’interruzione per Covid), il terzo martedì di giugno e che coinvolge tutta la comunità locale, richiamando turisti da tutto il mondo.

Mincio_Custoza_Cibovagare

Location della cena-evento è il ponte Visconteo di Valeggio sul Mincio, costruito nel 1393, dove vengono allestiti i tavoli per la cena e le postazioni di cucina dei ristoranti locali. Il 20 giugno è ricorsa la 26esima edizione, che ha contato ben 2.600 coperti, disposti su oltre 1km di tavolata e ben 13 quintali di tortellini. La festa è stata impreziosita dalla sfilata in costume medievale dei protagonisti della leggenda e si è conclusa con un emozionante spettacolo pirotecnico attorno al Castello di Valeggio, dando appuntamento al prossimo anno.

Festa del nodo d'amore_Custoza_Cibovagare

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