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Agroalimentare Made in Italy: un settore da 700 miliardi che guida l’economia (e il gusto)

Dal Forum Food & Beverage di Bormio i dati su export, prodotti DOP/IGP e futuro dell’agroalimentare italiano tra eccellenze e sfide



L'agroalimentare italiano non è solo un fiore all’occhiello del Made in Italy, ma un vero motore economico che vale oltre 700 miliardi di euro. A confermarlo sono i dati presentati durante il Forum Food & Beverage 2025 di Bormio, a cura di The European House – Ambrosetti, uno degli appuntamenti più importanti per il settore enogastronomico italiano.

Scopriamo insieme perché il cibo italiano è così strategico per il Paese e quali sono le prospettive future per l’agroalimentare.


L’agroalimentare italiano: un settore da record

Con un fatturato che ha superato i 707 miliardi di euro nel 2023, l’agroalimentare si conferma il primo comparto produttivo in Italia, con un’incidenza del 19,8% sul PIL nazionale. Questo sistema coinvolge tutta la filiera agroalimentare estesa, dalla produzione agricola alla trasformazione industriale, dalla logistica alla distribuzione fino alla ristorazione.

Crescita del comparto:

  • +34% rispetto al 2015

  • 5,8 milioni di occupati

  • Valore aggiunto diretto: 74 miliardi di euro

  • DOP e IGP

Prodotti DOP e IGP: l’oro certificato del Made in Italy

L’Italia è leader in Europa per numero di prodotti DOP, IGP e STG, con 891 certificazioni attive. Questi prodotti tipici italiani hanno generato 20,2 miliardi di euro di fatturato nel 2023, rappresentando oltre il 10,8% del settore agroalimentare e quasi il 20% dell’export alimentare nazionale.

In vetta alla classifica:

secondo Benedetta Brioschi (TEHA), le certificazioni alimentari non solo garantiscono qualità, ma rafforzano l’export del Made in Italy. Il dato che parla chiaro: il valore medio delle esportazioni italiane è il più alto in Europa, con 254,5 euro per 100 kg di prodotti.


Troppa frammentazione: il limite strutturale del settore

Nonostante i numeri eccellenti, l’agroalimentare italiano soffre di eccessiva frammentazione. Secondo Valerio De Molli, CEO di TEHA, oltre l’80% delle aziende del settore sono microimprese, ma producono meno del 10% del valore aggiunto totale. Le grandi aziende, pur rappresentando solo lo 0,3% del totale, risultano molto più produttive e resilienti.

Questa struttura penalizza la capacità del comparto di affrontare:

  • Cambiamenti geopolitici

  • Nuove normative europee

  • Transizione ecologica e digitale

  • Instabilità dei mercati globali

Il 36,5% delle aziende oggi è preoccupato per la sostenibilità operativa, un dato in crescita rispetto al 2024.

DOP e IGP


Le priorità per il futuro del settore agroalimentare italiano

Il Forum di Bormio 2025 ha individuato una serie di proposte di policy per garantire un futuro più competitivo e sostenibile all’agroalimentare italiano. Tra le azioni più urgenti:

  • Favorire l’accesso al credito per le PMI

  • Spingere su digitalizzazione e innovazione

  • Valorizzare le filiere certificate DOP e IGP

  • Incentivare la sostenibilità ambientale

  • Attrarre giovani talenti con formazione di qualità

  • Garantire un quadro normativo stabile


Conclusioni: perché il food & beverage italiano è il futuro (non solo il passato)

Il Made in Italy agroalimentare non è solo un’eredità culturale, ma una leva strategica per l’economia del futuro. L’Italia ha tutti gli ingredienti per diventare un modello globale di crescita sostenibile, innovazione e identità alimentare.

Ogni volta che scegliamo un prodotto certificato italiano, sosteniamo:

  • L’economia dei territori

  • La qualità e la biodiversità

  • Il posizionamento dell’Italia nel mondo


Per i food lovers di Cibovagare

Continuate a esplorare con noi i percorsi del gusto italiano, dalle Alpi alla Sicilia, alla scoperta delle eccellenze DOP, dei vini IGP, dei piatti autentici che rendono l’Italia un Paese unico… anche a tavola.

 

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