Friccico a Roma: il bistrò sincero di Monteverde

Ci si trova lontano dagli abituali flussi turistici del centro, la zona è Monteverde e Colli Portuensi. Due note di colore, la prima sul nome, Friccico, un’espressione che bisognerebbe esserci nati qui a Roma per capirla fino in fondo. Però quando ti spiegano che si tratta di quel pizzicorìo, quella piccola scossa, quel friccicore che ti prende quando sei colto da una bella emozione, ti rendi conto che è qualcosa che deve per forza avere a che fare col mangiar bene. La seconda, prima che diventasse il posto di adesso, qui nel 1977 furono girate alcune scene di “Un borghese piccolo piccolo” con Alberto Sordi.

FRICCICO A ROMA: L'AMBIENTE

Deliziosamente raccolto, il locale di Serena Moretti e Simone La Rocca ha quell’atmosfera calda e avvolgente del bistrò: eroici, per certi versi, perché hanno resistito a un periodo per nulla semplice, avendo aperto a febbraio 2020.

Lei, gioviale e sorridente, provenendo da una famiglia di ristoratori, ha il mestiere nel sangue; lui è più timido e riservato, però sta in cucina e dalla sua ha una bella sensibilità data da un’importante esperienza ai fornelli.

Si mangia bene, qui, anche perché dietro l’immediatezza del gusto ci sono piatti studiati con grande cura e supportati da una tecnica rodata. Affermare poi che le materie prime e la loro stagionalità da Friccico sono una regola aurea non rappresenta il solito ritornello, ma la volontà di seguire un percorso coerente.

IL MENÚ

A partire da una selezione che tutte le mattine vede i due fare la spesa dai produttori di fiducia, con le verdure appena colte da alcune aziende agricole tra Cerveteri - dove Serena e Simone abitano - e Roma e, come affermano orgogliosi, carni ‘di animali che abbiamo visto allevare’.

Una bella griglia a vista, alimentata dal carbone di leccio, è un fulcro importante delle preparazioni, ma non solo di quelle a base di carne.

Il menù cambia spesso e per iniziare c’è l’imbarazzo della scelta, tra ghiottonerie come il prosciutto d’anatra fatto in casa, il foie gras anch’esso autoprodotto con pere e cipolle caramellate al burro e l’ottimo tonno di coniglio.

Tra i primi vale la pena assaggiare i pici trafilati al bronzo con ragù d'anatra in bianco. È però indispensabile lasciare spazio per almeno un paio di secondi, magari il petto di fagiano con coscia ripiena di foie gras e fichi e in inverno una sontuosa lièvre à la royale fatta come si deve. Non abbiano paura i vegetariani, c’è da star bene anche per loro.

Molto buoni i dolci, sempre realizzati in casa. Nella carta dei vini si possono trovare belle bottiglie.