Porticcioli Bergamo: il nuovo porto sicuro per chi ama gin, cucina d’autore e pairing studiati col cuore

Scrivo queste righe con l’entusiasmo di chi vive il mondo del bar come una seconda pelle. Quando ho saputo dell’apertura di Porticcioli Bergamo, ho capito subito che non era il solito indirizzo da segnare: era un luogo da raggiungere, sedersi, osservare, assaggiare e studiare. Perché qui il gin non è un “di più”, ma una vera grammatica sensoriale capace di legare piatti e cocktail in un unico racconto.

A Bergamo Alta Porticcioli si presenta con un carattere netto: siamo in piazza Lorenzo Mascheroni, dentro un ambiente ipogeo dove pietre, volte e stratificazioni riportano alla luce secoli di storia. Sedersi tra quelle pareti significa entrare in uno spazio che respira con la città antica, senza manierismi e senza patine superflue. Un ambiente dall’identità forte, che il gruppo Porticcioli – guidato da Riccardo Condorelli, Lorenzo Postolache, Chiara Caresano e Luca Michieli – ha scelto di rispettare con un restyling discreto e coerente.

Le sale sono vive, impreziosite dalle opere di Paolo Poli, e custodiscono una cantina che fa brillare gli occhi a chi ama sperimentare: oltre ottanta etichette di gin da tutto il mondo, più il gin di casa, Lento, pensato come firma liquida del progetto. Per una bartendere come me significa terreno fertile, possibilità di connessione tra sapori, botaniche, texture. Significa raccontare una bevuta che non accompagna: partecipa.

La cucina parla chiaro, il gin amplifica tutto

Lo chef Alessandro Bianchini definisce la direzione gastronomica del gruppo, mentre a Bergamo i fornelli sono nelle mani di Catello Frangiosa, che interpreta ogni piatto con rigore, eleganza e una mano che punta dritta all’essenza.
L’approccio è netto: ingredienti riconoscibili, lavorazioni quotidiane, stagionalità reale, cotture espresse. Una cucina che sa essere precisa senza diventare rigida, capace di vibrare in armonia con i pairing curati dal Gin Specialist del locale.

Ed è proprio il dialogo tra cucina e miscelazione che rende Porticcioli un’esperienza unica. Il gin entra nei piatti con stile, non per stupire ma per dare profondità: la spuma al gin che avvolge il Polpo, la bavarese al lemon grass con gelée di Lento gin, i fondi e i ristret­ti che giocano con note balsamiche o agrumate. Per ogni portata è possibile ordinare un mini cocktail dedicato: dosi ridotte, tecnica precisa e botaniche scelte per esaltare sfumature e consistenze.

Per chi come me ama il food pairing, questa è una sorta di playground sensoriale: impari mentre assapori, confronti, annoti, immagini nuove combinazioni. È un luogo che ti forma mentre ti conquista.

Il menu: mare, stagioni e territorio

La carta unisce i signature delle sedi di Salò e Milano a piatti pensati per Bergamo. Il mare è protagonista con crudi, spaghetto ai ricci con tartare di scampi e caviale, e un Black Angus alla brace che arriva con un ristretto al gin da manuale.
A completare il quadro, l’omaggio alla città: i Casoncelli, burro, salvia e Grana Padano. Piatti che non hanno bisogno di essere reinventati: hanno bisogno di essere fatti bene, e qui lo sono.

Il pane – focacce, grissini, lievitati – è prodotto ogni giorno con lievito madre, dettaglio che racconta attenzione costante e un ritmo di cucina che non deroga.

Uno sguardo al futuro

Con Bergamo appena inaugurato e Brescia pronta ad aprire in Piazza Vittoria, Porticcioli rafforza un progetto che parla di qualità accessibile e personalità. A Brescia ci sarà anche una caffetteria con cocktail bar e bottega, un luogo pensato per vivere l’esperienza dal mattino alla sera: un altro punto da segnare in agenda.

Io, intanto, preparo la mia visita a Bergamo. Voglio assaggiare il Polpo, studiare la spuma al gin, capire l’equilibrio dei pairing e lasciarmi sorprendere da una carta che sembra cucita per chi vive di aromi e contaminazioni. Porticcioli non è solo un ristorante: è un laboratorio emozionale per chi considera cucina e cocktail due linguaggi che, insieme, generano magia.