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Il tempo come rivelazione: l’esperimento di Montina in Franciacorta

A Monticelli Brusati, La Montina mette a confronto le annate vintage: un viaggio sensoriale nel tempo e nell’evoluzione del Metodo Classico.


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C’è un modo diverso di parlare di franciacorta, e passa per il tempo. Non per la velocità con cui si stappano le bottiglie, ma per la lentezza che le fa maturare. A Monticelli Brusati, La Montina dedica ogni anno un appuntamento speciale proprio a lui, al tempo: protagonista silenzioso del Metodo Classico, ma anche strumento di conoscenza.

Nel fresco delle cantine, tra pupitre e bottiglie adagiate in attesa, l’apertura delle annate vintage diventa un esercizio di confronto e memoria. L’idea è semplice e potente: mettere a confronto versioni dello stesso vino, sboccate in epoche diverse, per osservare come la lunga sosta sui lieviti – e l’attesa – ne cambino il profilo, la voce, il carattere.

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L’esperimento del tempo

A condurre la degustazione, Nicola Bonera, Miglior Sommelier d’Italia 2010, che ha guidato gli ospiti tra i calici di Satèn 2009 (sboccature 2013 e 2025) e Brut Millesimato 2009 (sboccature 2015 e 2025).
Il confronto mette in luce due anime dello stesso vino: quella giovane, più diretta e vibrante, e quella matura, capace di sorprendere per profondità e cremosità. Il Satèn, 100% Chardonnay (una parte affinata in legno), racconta come il tempo ammorbidisca le linee, mentre il Brut Millesimato, 70% Chardonnay e 30% Pinot Nero, si fa più armonico e persistente con gli anni.

Poi c’è stato il Brut Millesimato 1998, riproposto con sboccatura 2003 e 2025: quasi tre secoli di mesi sui lieviti, un numero che impressiona già sulla carta. Nel bicchiere, il tempo mostra il suo volto più intimo: non solo evoluzione aromatica, ma trasformazione culturale. È un vino che non racconta più la vendemmia, ma la memoria.

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Una riflessione più che una degustazione

Più che una verticale, questo percorso somiglia a una riflessione sul significato del tempo nel Metodo Classico: un invito a riscoprire la lentezza come valore, e la pazienza come gesto enologico e umano.
Non si tratta solo di affinamento, ma di osservare come il vino impari a convivere con l’ossigeno, con il riposo, con la memoria del territorio.

Il Dosage Zero in Magnum, esercizio di purezza

A chiudere la giornata, la presentazione del nuovo Dosage Zero in versione Magnum: un vino senza dosaggio, essenziale, diretto, che punta a esprimere la verità della vigna e del tempo senza mediazioni zuccherine. Un esercizio di coerenza più che di stile, pensato per chi cerca autenticità prima ancora che eleganza.

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La Montina e il senso della durata

Nel panorama della Franciacorta, La Montina sceglie dunque una via meno immediata ma più significativa: quella della durata. Le sue degustazioni verticali diventano una sorta di diario collettivo, scritto anno dopo anno, che ci ricorda quanto il tempo – nel vino come nella vita – non sia un ostacolo, ma la chiave per capire meglio le cose.

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