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Street food a Napoli: 10 cibi di strada da provare

Napoli e lo street food: 10 morsi per innamorarsi della città partenopea e gli indirizzi su dove mangiarli.



Con l’arrivo imminente della bella stagione le anime, sommerse dalle scadenze e dall’estenuante frastuono del logorio della vita moderna, hanno sempre più bisogno di una pausa rinvigorente. Quale scusa migliore per godersi una giornata all’ombra del Vesuvio nella splendida città della sirena Partenope?

Basta lasciarsi inebriare per poche ore da Napoli per poter ritornare più forti di prima ai ritmi serrati che la società ci impone. Più forti sì, ma nella maggior parte dei casi anche ingrassati. Sì, perché prevedere una fuga a Napoli significa prevedere una fuga nella patria dello Street food. impensabile, infatti, addentrarsi nei vicoli stretti che la caratterizzano senza ritrovarsi all’uscita con le mani stracolme di cibo caldo pronto a scaldare il cuore e a far rinascere l’anima.

LE ORIGINI DELLO STREET FOOD

La storia dello street food, come è facile pensare, avanza di pari passo con la nascita e lo sviluppo dei centri urbani. L’usanza sarebbe nata nel porto di Alessandria d’Egitto, e poi adottata in tutta la Grecia, dove per sfamare le centinaia di passanti si usava friggere il pesce vendendolo in strada.

Dalla penisola ellenica arrivata nel mondo romano, questa usanza si è trasformata arricchendosi di varianti e punti di vista. Al parco archeologico di Ercolano e Pompei si possono osservare i resti ben conservati delle “thermopolia”, lontani avi dei moderni rivenditori di street food, ossia cucine che si affacciavano direttamente sulle strade.

Nate per sfamare i meno abbienti che vivevano in case prive di cucina servivano principalmente zuppe di fave, farro e cicerchie. Dopo un lungo viaggio, che ha lasciato pochi segni nella storia, e strepitose variabili di paese in paese lo street food rimane il principale baluardo della tradizione popolare. La scorciatoia per immergersi a piè pari nella cultura di un popolo scoprendo sapori antichi e storie affascinanti.

NAPOLI, CULLA DELLO STREET FOOD

Napoli nel mondo è sicuramente la patria dell’ingegno, qui lo street food ha assunto forme colori e sapori unici nel suo stile, restando alla portata di tutti, ma non disdegnando l’innovazione e l’inventiva vera forza motrice della New York italiana.

Partendo dalla pizza, madre dello street food napoletana, passando per i fritti che meritano l’appellativo di oro di Napoli, arrivando ai nuovissimi babà inseriti all’interno di un bicchiere di Casa Infante fino al più audace “120 Grammi Spaghetteria” che permette di passeggiare mangiando i primi della tradizione.

In un connubio di tradizione e preparazioni innovative seguiteci in questo viaggio alla scoperta dei dieci morsi per gustarsi Napoli e ricaricarsi.

LA PIZZA A PORTAFOGLIO

Impossibile non partire dalla regina degli street food. Servita chiusa a “portafoglio” o a “libretto” nient’altro che una pizza ripiegata su sé stessa, in modo da racchiudere in un solo palmo il signature dish esportato in tutto il mondo dai napoletani. Versioni più moderne e dai colorati condimenti provano a scalzare la margherita, evergreen dal basso costo.

Per i più golosi si può optare per la versione fritta. Badate bene però stiamo parlando di due preparazioni diametralmente opposte che fanno parte della stessa grande famiglia delle icone di Napoli nel mondo. In entrambe le scelte poche semplici regole, farsi guidare dagli occhi e dal profumo per la scelta e soprattutto ustionarsi assaggiandole.
Street Food a Napoli: la pizza a portafoglio

IL CUOPPO FRITTO

Se la pizza è la regina degli street food, il “cuoppo fritto ne è sicuramente il principe, icona dell’ingegno napoletano. Un foglio di carta paglia arrotolato su se stesso, che allo stesso tempo accoglie e asciuga l’oro di Napoli, la frittura. Le moderne frittatine di pasta e i rivisitati panzerotti accompagnano le tradizionali “pizzelle di pasta cresciuta”, vuote, con fiori di zucca o alghe. E ancora “scagliuozzi”, triangoli di polenta fritta, verdure in pastella e fiori di zucca ripieni. Un surplus calorico che vale la pena affrontare.

Non può mancare naturalmente la versione di pesce, qui il “cuoppo” coccola le prelibatezze che il mare offre ai napoletani da sempre, che loro saggiamente friggono e servono con il limone. Alici, gamberi e totani colorano i “cuoppi” e nei più tradizionali la paranza fa raggiungere vette quasi mistiche.
Street Food a Napoli: il cuoppo
Il Cuoppo Friggitori Napoletani ©

LA FRITTATINA DI PASTA

Valida meno pesante, alternativa al “cuoppo” intero, è sicuramente la frittatina di pasta. Nata dalla necessità di recuperare porzioni di pasta avanzate, la frittatina, è diventata un must have dello street food napoletano. Classica con besciamella, prosciutto cotto e piselli, oppure ripiena di qualsiasi primo della tradizione è irresistibile. Bionda, croccante fuori e morbida dentro, calda e avvolgente. Una vera e propria coccola al palato dei passeggiatori del centro storico di Napoli.
Frittatina di Pasta_Cibovagare

IL PANINO CON MOLLICA E SENZA

Napoli sta diventando sempre di più la meta prediletta dai seguaci della filosofia “poldiana” (ndr. Da Poldo Sbaffini storio personaggio di “Braccio di Ferro”). In principio era la “marenna” il pranzo degli operai che, con un panino riempito di ogni bontà immaginabile, a cui recentemente il fenomeno social “Con mollica o senza” ha ridato la giusta dignità. Poi arrivarono gli americani con gli hamburger, e dato che “il talento prende in prestito ma il genio ruba”, Napoli ha dato la sua personalissima rivisitazione ai fast-food con fenomeni come il mito arancione Puok.

L’ultima frontiera del panino si rifà però al rituale di intingere il pane nel sugo di pomodoro, è da qui che nasce il principio del “cuztiello”. Un panino, preferibilmente casereccio, svuotato della mollica e riempito di sughi della tradizione, polpette al pomodoro oppure con l’istrionica genovese.

Ma inserire in una frase panino e napoletano, senza parlare del “pagnottiello” è quasi un sacrilegio. Un panino non farcito, perché cotto già farcito di salumi e formaggi, e tanto strutto. Un casatiello pasquale in miniatura.
Street Food a Napoli: il pagnotiello

IL TARALLO NAPOLETANO

L’ennesima ricetta di recuperato nata dalla fantasia dei panettieri napoletani che per recuperare gli scarti della pasta lievitata. Sugna -grasso di maiale- e pepe, nella variante tradizionale, condiscono questo semplice impasto dal 700 circa. Le mandorle, invece, sono arrivate intorno all’ 800 in tempi più felici per il popolo napoletano. Trovarli per le strade di Napoli è molto facile. Panifici, pasticcerie, bar e addirittura le più moderne “tarallerie” dove è facile rimanere estasiati dalla moltitudine di gusti pronti a spezzarvi il palato e a ricaricare le forze per continuare la passeggiata per i vicoli.
Street food a Napali: il tarallo

120 GRAMMI, LA PASTA A SPASSO

Mangiare un primo non è più un’esclusiva da tavoli nei ristoranti. 120 grammi spaghetteria infatti è il nuovo format dello street food napoletano che fa convivere in esso la bontà della pasta con la praticità del cibo di strada. Un packaging che ricorda i noodles e le ricette della cultura pop italiana. Un connubio idilliaco da assaggiare a tutti i costi.
Street Food a Napoli: la pasta da passeggio di 120 grammi
120 Grammi Napoli ©

NON PER TUTTI I PALATI: "O PER E O MUSS"

Quasi ormai come fosse una prassi, anche questo particolare street food è figlio del riciclo, interamente composto dal quinto quarto di maiale e mucca. Le frattaglie, come il piede di maiale o il muso di vitello e la trippa, saggiamente lessate e condite con sale e limone. Particolare tradizione del quartiere Pignasecca. Una chicca che non può mancare nel vostro menù.
Streed Food a Napoli: o per o muss

IL "FIOCCO DI NEVE"

Napoli non è solo salato, ma tanto, tantissimo dolce. Spesso inventati dagli stessi pasticceri napoletani come nel caso del “fiocco di neve” partorito dalla mente di Ciro Scognamillo, storico proprietario della pasticceria Poppella che erroneamente, nel collettivo è diventato il suo “cognome d’arte”. Una brioche tanto piccola da entrare nella mano, farcita con latte, ricotta ed ingredienti segreti conferendo al piccolo capolavoro bianco un alone di mistero tipico del quartiere in cui è nato, la Sanità, e che ha il sogno di riqualificare la zona stessa.
Street Food a Napoli: il Fiocco di neve della Pasticceria PoppellaPoppella Napoli ©

LA SFOGLIATELLA RICCIA E FROLLA

Il dolce napoletano per eccellenza che si porta dietro oltre quattro secoli di storia. Si perché la storia di questo fine pasto nasce tra Furore e Conca dei Marini- ridenti borghi della costiera amalfitana- nel 1600 e precisamente nel convento di Santa Rosa, gestito dalle monache di clausura. Da questo momento in poi la storia si intreccia con la leggenda sfornando, oltre che un dolce strepitoso, l’ennesima storia di recupero.

Si narra infatti che la sfogliatella sia nata dagli avanzi di semola bagnati nel latte che una volta mischiati con ricotta, frutta secca e liquore al limone-lontano avo del limoncello- siano diventati il ripieno di due sfoglie chiuse emulando un cappello da monaco. L’uscita dal convento si deve a Pasquale Pintauro, che una volta assaggiato il pasticcino nel 1818 circa, decise di farla diventare il biglietto da visita di tutte le pasticcerie napoletane.
Street food a Napoli: la sfogliatella riccia

IL BABÀ: STORIA DI UNA BUGIA

Nato nella fredda Polonia alla corte di re Stanislao, arrivato in Francia grazie ad un esilio, e giunto a Napoli dopo un roboante viaggio fra le famiglie reali del diciassettesimo secolo. In particolare grazie alla sorella di Maria Carolina d’Austria sposata con il re di Napoli Federico IV di Borbone. Il babà sopravvive alla Rivoluzione francese, adottato dalla borghesia, viene da sempre è consumato passeggiando.
Sapientemente bagnato al rhum, farcito con crema, panna o nutella il babà mette d’accordo tutti. Ma non è esente dalla tassa della modernizzazione, la famosa pasticceria “Casa Infante” ha risolto l’annoso problema delle mani sporche di sciroppo che risultavano appiccicose, il babà al bicchiere.

Questa è Napoli in dieci morsi, o quasi, sicuramente calorica ma imprescindibile per vivere al meglio la napoletanità.
Street Food a Napoli: il Babbà

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