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La viticoltura eroica italiana

Cosa intendiamo per viticoltura eroica? Le leggi, i territori e i viticoltori. Spoiler: se pensate che sia una moda, vi state sbagliando.



Nelle precedenti uscite del Winesday abbiamo nominato più volte la viticoltura eroica. Una locuzione che, pur ricorrendo ormai spesso nei discorsi del vino, non rappresenta né una moda, né un’iperbole messa in atto da qualche viticoltore in cerca di notorietà.

La viticoltura eroica è, infatti, un concetto ben preciso, dal giugno 2020 codificato anche a livello legislativo, che dà il nome all’attività agricola che si attua in condizioni ambientali estreme, le uniche possibili in alcuni territori di antica antropizzazione.

All’origine vi era la necessità, per i contadini locali, di strappare letteralmente suoli coltivabili ad habitat ostici e impervi, per garantire una fonte di approvvigionamento agricolo alla comunità. Un concetto che all’inizio era stato associato solo alla viticoltura di montagna, dove l’assenza di aree pianeggianti costringeva a creare terrazzamenti sulle dorsali.

Ma il contatto tra viticoltori di tutto il mondo – e qui un ruolo determinante è stato giocato dal Cervim (Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura di Montagna) e dal suo ormai ultratrentennale Mondial des Vins Extrêmes – ha messo in luce nel corso degli anni un aspetto determinante: le problematiche di una viticoltura in montagna sono le stesse di qualsiasi altro territorio impervio. Perché una pendenza è una pendenza, anche se sotto, invece che una valle, c’è il mare.

VITICOLTURA EROICA: COSA DICE LA LEGGE?

Il Decreto attuativo n. 6899 del 30 giugno 2020 ha finalmente dato un riconoscimento giuridico a un fenomeno che esiste da sempre e che contribuisce a generare e preservare il paesaggio italiano. È per questo che l’operazione ha messo al lavoro ben tre Ministeri – delle politiche agricole, delle attività culturali e dell’ambiente – oltre a regioni e province autonome che, con l’aiuto del Cervim, sono riuscite a definire e classificare il concetto di viticoltura eroica (e storica, di cui però non tratteremo oggi) nel nostro Paese.

Viticoltura eroica_Cibovagare
L’obiettivo è creare un Registro nazionale delle aree coinvolte, per poter arrivare, in futuro, anche a definire eventuali interventi finanziabili. Oggi con vigneti eroici, si intendono, nello specifico, quei vigneti che possiedono almeno uno dei seguenti requisiti: pendenza del terreno superiore al 30%; altitudine media superiore ai 500 metri s.l.m., a esclusione dei vigneti situati su altopiano; sistemazioni degli impianti viticoli su terrazze e gradoni, o, infine, la viticoltura praticata sulle piccole isole. Condizioni che, nel nostro Paese, sono tutt’altro che infrequenti.

I TERRITORI EROICI

Quali sono i territori del vino in cui si pratica la viticoltura eroica? I più noti e storici sono, senza dubbio, la Valle d’Aosta, dove tutta la viticoltura è considerata eroica; la Valtellina, nella provincia di Sondrio; le Cinque Terre, nella provincia di La Spezia; la Lunigiana al confine tra Liguria e Toscana; i vigneti a girapoggio del Valdobbiadene; la costiera Amalfitana e isole come Pantelleria o le Eolie. Ma anche la zona di Lamole, nel Chianti Classico; la sottozona di Modigliana, in Romagna, oppure appezzamenti in alta quota sul Gran Sasso, in Abruzzo, o sulla Sila, in Calabria.Viticoltura eroicaTante realtà più o meno piccole, ciascuna con le sue difficoltà specifiche, che stanno venendo allo scoperto anche grazie ai censimenti messi in atto dal Decreto. E che, per le quote altimetriche, i sistemi di allevamento e le condizioni di biodiversità che le caratterizzano, oggi sono oggetto di studio e interesse, giacché possono rappresentare una possibile risposta al tema, letteralmente caldo, del riscaldamento globale e della necessità di preservare l’acidità dei mosti, piantando in aree più elevate e fresche. Come anche della ricerca di tipologie di impianto e varietà di vite più idonee a fronteggiare le problematiche messe in atto dal cambiamento climatico.

IL VITICOLTORE EROICO

Ma cosa fa un viticoltore eroico? Un eroe, in quanto tale, ha un compito ben preciso: custodire e proteggere con una certa dose di coraggio e abnegazione. Esattamente quello che fanno i nostri eroi del vino quando scelgono di portare avanti la coltivazione della vite in territori ostili e difficoltosi, dove l’impegno richiesto supera di gran lunga la redditività e le ore di lavoro della viticoltura convenzionale.

A prima vista non è intuitivo comprendere cosa li spinga a tanto e talvolta si tende a pensare possa essere una scelta di moda o di promozione della propria attività. Nulla di più sbagliato. È, in realtà, è un profondo attaccamento al territorio che abitano e custodiscono, nel rispetto di chi li ha preceduti e di chi gli succederà. Con la dura consapevolezza che, senza il loro operato, certi paesaggi andrebbero inevitabilmente perduti.Viticoltura eroica_Cibovagare
Perché quelli che abita il viticoltore eroico sono territori fragili, ambienti la cui sopravvivenza si lega all’intervento antropico per far sì che la natura, in questo caso matrigna, non li cancelli con le sue calamità e i suoi eventi atmosferici sempre più estremi. Non a caso la risorsa e il simbolo della viticoltura eroica (riconosciuto patrimonio UNESCO dal 2018) è il muretto a secco: costruzione di nuda pietra baluardo di antropizzazione che si erge facendosi carico di dorsali montane, a rischio di frane, smottamenti, venti forti e dilavamenti, per creare vasche di terra coltivabili.

La costruzione e il mantenimento di quest’ultimo sono, da sempre, iniziative a carico del viticoltore. Eppure, si tratta di una risorsa e di una protezione per tutta la popolazione che abita questi territori a rischio. Oltre che un elemento fondante della bellezza e dell’unicità di quei paesaggi che rendono meravigliosa e unica l’Italia. Nella prossima uscita del Winesday ne vedremo nel dettaglio alcuni e ne conosceremo i vini più interessanti.

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