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Fatto a fette: Anna Prandoni racconta il panettone come specchio del mondo

Nel nuovo libro di Anna Prandoni il panettone diventa un viaggio tra artigiani, società e cultura gastronomica contemporanea


anna prandoni

Anna Prandoni racconta il dolce più amato d’Italia e l’evoluzione di un intero sistema culturale

C’è un momento preciso, ogni anno, in cui il panettone smette di essere un semplice dolce per diventare una conversazione collettiva. Sui social, nei bar, nelle pasticcerie e persino nelle redazioni. Si parla di impasti, alveolature, canditi, glassa. Si fanno confronti, si scattano foto, si assaggiano “limited edition”. Ma in pochi si chiedono come il panettone sia arrivato fin qui: da dolce di Natale a simbolo globale del made in Italy.

È da questa domanda che parte Fatto a fette, il nuovo libro di Anna Prandoni, edito da Cinquesensi, dedicato al dolce che da vent’anni accompagna la sua vita professionale. Giornalista, scrittrice e voce di riferimento del panorama gastronomico italiano, Prandoni osserva il panettone come un fenomeno culturale, sociale e persino politico. Lo fa con l’occhio della cronista del gusto – come lei stessa si definisce – evitando classifiche e giudizi per restituire al lettore un racconto sincero, fatto di storie, persone e pensieri.

“Non sono qui per dare voti, ma per capire”, scrive nella sua introduzione. E forse è proprio questo lo spirito che rende Fatto a fette un libro necessario.

anna prandoni

Un dolce che racconta chi siamo

Il panettone, spiega l’autrice, è ormai molto più di un dolce natalizio. È una lente attraverso cui osservare il cambiamento dei consumi, del lavoro artigianale e del linguaggio gastronomico contemporaneo. È il punto d’incontro tra artigiani, industria, marketing e cultura pop.
Tra le pagine di Prandoni incontriamo maestri pasticceri, giovani panificatori, imprenditori e appassionati: voci diverse che costruiscono, insieme, un ritratto collettivo di un prodotto diventato emblema dell’Italia del gusto.

Il libro non è un manuale tecnico, ma un viaggio tra luoghi e idee. Un racconto che parte dai laboratori e arriva ai social network, dalle farine al racconto mediatico, fino ai paradossi del mercato globale, dove il “panettone” viene prodotto anche a Buenos Aires, a Tokyo e a New York.

Accanto ad Anna, la giornalista Cristina Viggè dà voce ai protagonisti del settore, intrecciando le loro storie con riflessioni lucide e necessarie: su come si comunica il cibo, su cosa significa davvero “artigianale”, su quanto la curiosità sia diventata una forma di resistenza culturale.

cristina viggè

Chi è Anna Prandoni

Per chi frequenta il mondo del gusto, il nome di Anna Prandoni non ha bisogno di presentazioni. Giornalista e scrittrice, è oggi direttrice di Gastronomika, il verticale del cibo e del vino de Linkiesta, e ideatrice dell’omonimo festival, primo think tank dedicato all’enogastronomia italiana.
Nel suo percorso ha diretto “La Cucina Italiana”, “Grande Cucina” e lavorato per l’Accademia Gualtiero Marchesi, sviluppando progetti editoriali che hanno unito formazione, cultura e comunicazione.
È autrice di oltre 36 libri di ricette, del saggio Il Senso Buono (Premio Selezione Bancarella Cucina 2024) e di numerosi progetti che hanno cambiato il modo di raccontare il cibo, come Forketters e Tavola Spigolosa.
Il suo impegno è sempre lo stesso: raccontare il cibo con verità, senza edulcoranti né mode. Non a caso è stata anche TEDx speaker con un tema che la rappresenta perfettamente: #piùcibomenofood.

anna prandoni

Un libro per chi ama il gusto e la riflessione

Fatto a fette è un libro che si legge con la stessa curiosità con cui si entra in un laboratorio artigiano: con gli occhi che osservano, il naso che riconosce profumi e la mente che si riempie di domande. È un invito a guardare al panettone non solo come simbolo di festa, ma come specchio del mondo moderno, fatto di equilibri fragili tra qualità e comunicazione, tra artigianato e industria, tra verità e storytelling.

Perché, come scrive l’autrice, il gusto è un fatto serio, ma anche un fatto umano. E raccontarlo bene significa capire qualcosa in più di noi stessi.

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