Il litorale laziale tra Fiumicino e Maccarese
Viaggio nella storia e nei sapori veraci tra terra e mare
Il litorale laziale, rispetto ad altri più “à la page”, per tradizione: come la Costiera amalfitana, le Cinque Terre o la Costa Azzurra, o per mondana attualità: come la Costa dei Trabocchi, è una meta turistica inaspettata. Quasi irrilevante da prendere in considerazione per un viaggio che sia al tempo stesso di scoperta del gusto e della memoria. Eppure il lembo di terra che dalla foce del Tevere è possibile percorrere per una ventina di chilometri in direzione della Toscana è ricco di storia, tradizioni, luoghi della memoria, con paesaggi unici e eccellenze gastronomiche in grado di regalare esperienze sensoriali, popolari e gourmet allo stesso tempo. Spesso infatti si scrive Lazio e si pensa a Roma, Capitale tirannica e accentratrice come nessuna mai, in fatto di turismo.
Eppure il Lazio è una terra per niente omogenea, difficile da ridurre ad unità. La sua conformazione si estende dalla costa alla fascia appenninica con paesaggi lacustri di origine vulcanica, boschi, pinete marittime, colline ubertose di vigneti e spiagge protette da dune uniche del suo genere. Tutto questo concentra, raccoglie e conserva una varietà di microclimi differenti che danno vita appunto ad eccellenze non solo gastronomiche. Per questo ridurre il discorso e semplificarlo è segno di scarso rispetto e poca comprensione del fenomeno Lazio, una Ferrari dal motore spento con le chiavi sono infilate nel cruscotto. Serve solo chi avvii il motore.
Ecco perché inseguire la Lazio “experience” fuori Roma permette di scoprire Marche territoriali e turistiche attrattive. Una di queste è sicuramente quella della costa laziale che dal Tevere si estende verso il grande porto di Civitavecchia e lo oltrepassa. La cui identità e unicità è data dalle insistenze storiche imperiali e dalle eccellenze enogastronomiche e vitivinicole, in virtù anche del clima temperato dal mare che ha reso fertile l’immediato entroterra, ad esempio di Maccarese, con una produzione di ortofrutta importante, in grado di soddisfare la domanda anche della ristorazione romana.
Prima di Maccarese, però, c’è Fiumicino non solo per distanza geografica. Ma per importanza economica e territoriale con il suo aeroporto internazionale e con un porto che è in ristrutturazione e che consentirà, una volta terminato, di attrarre le grandi navi da crociera. Tappe suggestiva è la visita al Museo delle Navi, luogo che testimonia l’antico splendore del porto di Roma e della sua centralità ai tempi dell’Impero augusteo e oltre (non certo quello di “mascellona” memoria, per dirla alla Gadda). All'interno si possono ammirare i resti di cinque grandi navi romane, perfettamente conservate, che mostrano i dettagli sulla costruzione delle imbarcazioni, la grande perizia dei cantieri nautici di epoca imperiale che hanno fatto la storia della navigazione e dei commerci con il resto del Mediterraneo.
Ma se la storia emoziona, la gastronomia di questo lembo di terra conquista il palato con piatti che raccontano l’anima agricola e artigianale della regione. Oppure quella costiera e più gourmet, stellata se si vuole, in grado di attrarre appetiti più eleganti e raffinati. Due esempi valgano su tutti. Da una parte la cucina pop e vernacolare, contadina, crassa e succulente è offerta da “Officina Alimentare”, un luogo che è insieme ristorante, bottega e spazio culturale e il cui menu celebra i prodotti locali con accostamenti sorprendenti. Il crostino di pane di segale con gelato ai ceci rivela un equilibrio perfetto tra dolce e salato, reso ancora più intenso dall’olio extravergine monocultivar Itrana. La tradizione protagonista con i cannolicchietti una pasta fresca che esalta il gusto dei fagioli “a suricchio”, una varietà antica recuperata grazie all’impegno di “Slow Food”.
L’anima più colta invece viene offerta da “Pascucci al Porticciolo”, ristorante stellato che si affaccia appunto tra le vecchie case dei pescatori della periferia di Fiumicino, oggi vero centro gastronomico della cittadina. Infatti, la vocazione di questa striscia di costa è di avere alle spalle terre coltivate e di fronte il mare con un pescato abbondante. I molti ristoranti che si affacciano oscillano infatti tra l’Osteria casareccia con la cucina tipica romana (fatta di paste, carne, verdure di stagione e poco pesce al di fuori del baccalà) e le moderne osterie di mare alla “Pascucci” (anche se non sempre sono attente al dettaglio come appunto questo stellato).
In questo ristorante il pesce la fa da padrone senza ombra di dubbio. Non ci sono piatti di terra e la terra entra in gioco in composizioni nuove, per essere esaltata insieme al pescato. Per giocare e vedere se per caso, dalle combinazioni, possono scaturire risultati nuovi. I menù degustazione sono impegnativi e divertenti allo stesso tempo, con sorprese anche “mancine”, nel senso che non bisogna farsi prendere dal pudore e, quando serve, andare giù di gusto con una scarpetta. È possibile scegliere tra il “Menù degustazione Classico” (6 portate) e il “Menù degustazione Mare” (8 portate). Ma non bisogna fraintendere, entrambi hanno il pesce al centro dell’attenzione. I piatti non sono affatto da locale gourmet, anche se si stenta ad arrivare al dolce finale. Giusto due assaggi, tanto per gradire. Tra gli antipasti: «Gamberi rossi al cedro, salicornia e succo di melagrana». Tra i primi: «riso all’astice, ristretto di erbe di macchia». Tra i secondi: «Espressione croccante di triglia, terrina di foie gras ai frutti rossi».
Insomma, il litorale laziale, anche se poco praticato dal turismo nazionale e internazionale, avrebbe tutte le carte in regola per attrarre frotte di visitatori. Anzi non basterebbero tre giorni per entrare in confidenza con le bellezze paesaggistiche e naturalistiche, storiche e culinarie che racchiude. I romani e i laziali, che da sempre lo frequentano e ne fanno memorabili esperienze gastronomiche, in parte ne percepiscono la forza attrattiva. Anche se spesso non approfondiscono la conoscenza delle insistenze identitarie e monumentali. Accontentandosi magari di un turismo mordi e fuggi, domenicale, assolato e accalcato, che non rende merito a quanto di bello e importante esiste sulla costa laziale.